Skins Fire: la recensione
aka Effy che giocava con il fuoco
Time changes everyone, recita il claim dell’ultima stagione di Skins. Quasi un aforisma dalla morale saggia e fil rouge di un finale dedicato ai vent’anni di Effy, Cassie e Cook.
La storia di Skins: Fire è dedicata a Effy. La ragazza che giocava con il fuoco sembra ora una donna in cerca di affermazione lavorativa, apparentemente lontana dall’adolescente inquieta delle stagioni passate. Effy, segretaria stakanovista in uno studio di trading finanziario, passa le giornate dedicandosi interamente al lavoro, con la speranza di ottenere una posizione di prestigio all’interno dell’azienda.
Dopo aver smascherato il comportamento poco etico della sua responsabile (la quale si era attribuita un’osservazione di Effy), la ragazza ottiene la promozione e durante il suo primo giorno da trader guadagna quasi 2 milioni di sterline, merito della soffiata di un baby broker innamorato di lei. Con il successo, ottenuto barando, per la giovane arrivano le attenzioni di Jake, il capo, e l’affermazione economica, ma di conseguenza anche i primi scontri con il mondo reale. Al di fuori del rassicurante cameratismo scolastico, il mondo è cattivo e pieno di squali pronti a divorarti alla primo sentore di sangue: un concetto reso ancora più evidente dalla scelta di spostare il personaggio da Bristol al poco amichevole mondo della finanza nella City di Londra, nonché una lezione di vita che la protagonista imparerà col tempo (l’arco narrativo copre un interno anno solare, dalla primavera all’inverno). “He needs to think that he’s winning. When in fact… you are” dice Jake a Effy. Se in un primo momento sembra essere Effy a condurre la partita, in realtà è il capo ad avere la meglio sulla ragazza. La seconda operazione truffaldina, pilotata da Jake grazie a un paio di parole dolci, porta all’intervento dell’anti frode, e la protagonista finisce sotto inchiesta. Al momento delle dichiarazioni, la ragazza si dimostra ingenuamente fedele al suo boss, mentre quest’ultimo la accusa senza pensarci due volte, escludendo il proprio coinvolgimento nella truffa. Effy, ancora poco avvezza alle regole del gioco, riceve quindi il primo bidone della sua vita da adulta. Dietro alla maturità estetica (“I do like this. Makes you look older” le dice Jake riferendosi all’abito) si cela, infatti, la ragazzina degli inizi: Effy vive in una favola. Il fire del titolo non suggerisce solo la cotta metaforica di Effy, ma anche la sua vecchia abitudine di giocare con il fuoco: nell’ordine, la ragazza bara al lavoro, sfrutta i sentimenti di Dominic , il baby broker innamorato, e si traveste da donna irreprensibile prima del tempo. L’inquietudine di Effy è percepibile anche al di fuori dell’ufficio (all’interno del famoso 30 St Marie Axe di Norman Foster) nel rapporto con Naomi, con la quale ora condivide l’appartamento.
Parliamo di Naomi. Al contrario di Effy, passa il suo tempo in modo meno costruito, tra Skins Party e idee confuse sul domani. La ragazza, simile a come l’avevamo lasciata anni fa, si rivela, in realtà, più forte e matura del previsto. Un brutto male la porta a confrontarsi con la realtà e con i legami affettivi che la circondano, con coraggio, ironia e lucidità. Naomi decide di tenere nascosta la sua condizione a Emily, essendo entrambe ancora legate, per non deludere nuovamente la compagna (piccolo riferimento al tradimento di Naomi nella quarta stagione) e chiede aiuto a Effy. La malattia della ragazza riporta in evidenza l’incapacità di Effy di gestire le emozioni al contrario, ovvero distaccandosi dalle persone a cui dovrebbe voler bene per donarsi a quelle sbagliate (lei stessa lo ammette sotto overdose nell’ottavo episodio della prima stagione). A questo proposito, è interessante l’utilizzo della musica e dei suoni all’interno dell’episodio: utilizzati per coprire la realtà (la confessione di Naomi), sfuggirne (lo Skins Party notturno di Effy) o per amplificarne le difficoltà (la tac), fino al silenzio dei pensieri.
Con più tempo alle spalle e, di conseguenza, un po’ di saggezza in più, Effy riesce a denunciare il capo e a consolare Emily (e quindi, indirettamente, anche Naomi). Il sorriso finale è forse il momento più significativo dell’episodio, e segna la presa di coscienza del personaggio, l’inizio dell’età adulta. Skins: Fire, infatti, non è una storia post adolescenziale, piuttosto sulla fine della gioventù. Insomma un finale in character e, allo stesso tempo, familiare e nuovo, nella forma e nel contenuto. E da una storia conclusiva non si può chiedere di meglio.
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