Misfits 3×08: la recensione
Misfits, con Episode Eight, giunge alla fine di una stagione dai mille problemi, di cui la dipartita dell’idolo Robert Sheenan/Nathan è il minore. Il maggiore, imperdonabile problema, è stata l’inadeguatezza della sceneggiatura a mantenere l’inventiva delle prime stagioni o una parvenza di continuity e di legame tra i singoli protagonisti, che si sono ritrovati ad affrontare un nemico ridicolo dopo l’altro, senza che le loro individualità e le loro diversità emergessero mai veramente.
Questo episodio, praticamente diviso in due parti, non è dei peggiori come episodio in sé, ma è piuttosto insoddisfacente come finale di stagione.
La prima parte vede il ritorno dei fantasmi di alcuni delle decine e decine di morti per mano dei nostri cinque, grazie al poter di un vero medium. Abbiamo così l’occasione di rivedere vecchie conoscenze della prima stagione: Tony, il primo di una lunga serie di assistenti sociali uccisi, fatto fuori per legittima difesa, e poi la seconda, Sally, uccisa per sbaglio da Simon, e ancora l’invasata religiosa Rachel, che riconduceva tutti al suo virginale stile di vita con il lavaggio del cervello.
Questi fantasmi sanguinano, mangiano, bevono, piangono, e soprattutto, come da tradizione, sono bloccati sulla terra perché hanno un conto in sospeso, ma non sanno quale. Tant’è che tutti e tre alla prima sbagliano: Tony non capisce perché è lì ma si rivela il più saggio e comprensivo di tutti (e pensare che tra tutti i probation workers è stato l’unica vera minaccia per i nostri), Sally pensa di essere lì per vendicarsi di Simon facendolo soffrire per amore come lei, ma in realtà è lì per incontrare di nuovo il suo amato Tony; d’altra parte Rachel, che pensa di essere rimasta per godersi tutte le bad things di cui si è privata in vita (sesso, droghe e alcool, a cui provvedono Curtis e Rudy), si rende poi conto di essere lei a cercare vendetta. Così, Alisha vede Sally e Simon che si baciano, lo lascia, ma il saggio Tony interviene e rimette tutto a posto; ci pensa Rachel a distruggere l’amore appena rinvigorito uccidendo Alisha. E stavolta, pare, irrimediabilmente.
E allora si torna all’unica storyline cui gli autori hanno tentato di dare una sorta di coerenza e di continuità: Simon capisce che è quello il momento in cui diventa il maturo Super Simon che deve tornare indietro nel tempo, non tanto per salvare la vita di Alisha ma per farla riinnamorare all’infinito di lui. Seth gli dà il potere del time-travelling senza ritorno e i soldi necessari per comprare dal se stesso passato l’immunità dagli altri poteri, e Simon va incontro al suo destino. Allo stato attuale dei fatti dunque Simon è bloccato tra due morti, la sua e quella di Alisha, evidentemente destinata a morire in ogni caso, e il suo ruolo di misterioso supereroe è ridotto a quello di eterno innamorato. Kelly può anche pensare che sia la cosa più romantica del mondo, ma è in realtà di una banalità sconcertante, a conferma che gli autori non sono in grado di inventarsi niente di nuovo che abbia il respiro delle storie della prima stagione.
E se avrebbe potuto avere senso come finale di stagione, ci si domanda cosa dovranno inventarsi per la quarta, da poco annunciata. Un plot-twist frettoloso per riportare lo status quo? Una ripartenza con solo due dei protagonisti originali, Kelly e Curtis, i due Rudy e qualche personaggio nuovo? Dopo Nathan la serie perderebbe un altro dei suoi personaggi carismatici, Simon, ma c’è da dire che per tutta la stagione l’hanno sminuito e reso inutile in ogni modo, quasi a farcelo voler dimenticare.
Ciò che gli autori non hanno capito, è che non basta il carisma dei personaggi a fare una buona serie, se le storie non ci sono, e non è una questione di realismo o di credibilità, perché l’assurdo sta da sempre alla base di Misfits. Ormai si sente troppo la mancanza di una minima logica interna, e di quella freschezza che derivava dalla relazione tra superpoteri inutili, ragazzi problematici e parodia dei teen drama supereroistici. Per questo, la fiducia che le cose migliorino con una quarta stagione è davvero esile.
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Scritto da Chiara Checcaglini.