Oscar 2011: “You’re invited!”… no grazie abbiamo già un impegno.
La morale della storia è ascolta la mamma. Tom Hooper
Grazie Tom, davvero. Domenica notte il tuo discorso è stato illuminante: “ascolta la mamma”! Il prossimo anno Mr Hooper seguirò senz’altro il volere di mamma, specialmente se prima della notte degli Oscar mi consiglierà di andare a letto presto.
Proprio così cari lettori, coricarsi In Orario messaggio subliminale sarebbe stata sicuramente la scelta più giusta: seguo la cerimonia in diretta dal 1998 e per la prima volta in 13 anni mi sarebbe piaciuto non essere stato tra i telespettatori.
L’83 edizione degli Academy Awards sarà infatti ricordata come la cerimonia in cui abbiamo assistito al soporifero flop dei conduttori Anne Hathaway e James Franco e, per quanto riguarda il sottoscritto, come l’anno in cui Giacomo ha dormito per un’ora e mezza di seguito. Galeotto è stato l’incontro con Colleen Atwood e il suo bigliettino di ringraziamenti, con il quale penso abbia ringraziato anche il suo ortodontista; ma questa è un’altra storia. Dicevo. Il premio per i peggiori presentatori – di sempre – va alla coppia Franco/Hathaway, entrambi troppo spaventati di fronte al pubblico del Kodak Theatre. Una particolare nota di demerito va al protagonista di “127 Hours”: monoespressivo, monosillabico, imbarazzante. Più apprezzabile, invece, Anne la quale ha tentato in tutti i modi di dare un po’ di brio a una serata priva di movimento.
E un vero peccato: “i ragazzi stanno bene, saranno una rivelazione insieme!” ho pensato il dicembre scorso. D’altronde dopo aver assistito alla riuscita esibizione canora di Anne Hathaway e Hugh Jackman nel 2009 credevo che, almeno la Hathaway, potesse regalarci una godibilissima serata in stile Broodway. Beh, mi sbagliavo: la sua esibizione musicale in smoking è stata da sbadiglio precoce (e anche un po’ imbarazzante) per il suo tentativo di emulare il duetto con Hugh Jackman, il quale per fortuna è rimasto seduto al suo posto. Meglio non parlare invece di James Franco in versione Marylin Monroe…così imbarazzante da meritare la cover di Fotoweird ogni sabato su Cinema Errante.
Un flop così plateale, però, non è solo da attribuire ai due giovani attori, ma anche agli autori televisivi che, evidentemente, quest’anno avevano esaurito le scorte di sagacia e sense of humor (ridateci John Stewart!). Durante la diretta infatti non ha funzionato proprio niente, neanche la canonica incursione dei presentatori all’interno dei film dell’anno: un’occasione veramente mancata visto che il film ospite di turno, “inception”, era il luogo perfetto per poter esibire un po’ di cialtroneria; ma quando non ti emozioni neanche di fronte a una Delorian e un’incursione in “Ritorno al Futuro” non ti fa palpitare il cuore tutto è irrecuperabile (già nei primi 10 minuti!!!).
I premi poi non hanno certo aiutato la cerimonia: ha vinto, come da copione, “Il discorso del re“; simbolo di un’academy che invece di guardare al futuro, come nelle edizioni di “Non è un paese per vecchi” e “The hurt locker”, ha preferito tornare alle sue origini classiche. Allo stesso tempo è stata apprezzata la classe old style del quasi centenario Kirk Douglas, il quale ci ha donato uno dei momenti più divertenti della cerimonia e ha inoltre dimostrato una forte autoironia che ha conquistato il pubblico. Anche lo sceneggiatore de “Il discorso del re”, David Seidler – classe 1937, ha commosso la platea con un pacato, ma sentito, discorso. Un’edizione che ha quindi celebrato molto anche se stessa, con i film che hanno fatto la storia della manifestazione – da “Via col vento” a “Titanic” – e i sui personaggi: Billy Crystal, veterano conduttore degli Academy Awards, ha accesso la sala presentando Bobe Hope, resuscitato in 3D.
Insieme a Celin Dion l’academy ha poi ricordato gli artisti scomparsi negli ultimi 12 mesi: tra i più importanti Leslie Nielsen, Pete Postlethwaite, Claude Chabrol, e i nostri Dino de Laurentiis e Mario Monicelli. L’ufficio stampa di Celine Dion, inoltre, ha comunicato alla redazione di Cinema Errante che la cantante ha intenzione di denunciare Barbara Nazzari per mancata venerazione della sua intramontabile hit “My heart will go on”; al contrario i creatori di South Park vogliono scritturare la nostra blogger per farle scrivere il seguito di Blame Canada. Aspettiamo dichiarazioni in merito da Barbara.
Il momento più da Oscar invece ce lo ha regalato Melissa Leo chiaramente sotto l’effetto della famosa adrenalina da academy awards (faccia basita e discorso in stile albero buono, fuoco cattivo) mentre Christian Bale, con il suo bloody hell!, ha sintetizzato perfettamente l’andamento della serata. Ottimo il discorso d’accettazione dei vincitori per il miglior documentario, “Inside Job” , che ha risvegliato la platea tra applausi e qualche fischio. Infine, devo ammettere che la parodia musical di “Eclipse”, “He doesn’t own a shirt”, cantata da Edward Cullen (Robert Pattinson) e Jacob Black (Taylor Lautner) mi ha strappato un sorriso.
Parliamo di cose più frivole: è arrivato il momento di spostarci ancora una volta sul red carpet e di scoprire insieme lo stile e il cattivo gusto delle star. Vincono il premio per il miglior vestito della serata Halle Berry (Marchesa) e Michelle Williams (Chanel Vintage). La conduttrice Anne Hathaway, invece, ha indossato diversi abiti provenienti direttamente dall’archivio Valentino. Bocciata a pieni voti Mila Kunis in Elie Saab, con un vestito eccessivamente scollato, e confuso, assolutamente poco cerimoniale. Durante il red carpet, infine, il memorabile discorso di Roberto Benigni per la vittoria de “La vita è bella” è stato eletto dai telespettatori statunitensi come il momento più emozionante della storia degli oscar.
Questo è tutto amici.
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Celine non mi avrai! La Resistance lives on!
non ho ancora visto la cerimonia…ma la vedrò…anche se anche io confidavo molto nei due presentatori!!!
che peccato sia stato un flop!:(