Il grande e potente Oz, diretto da Sam Raimi e interpretato da un cast altisonante, che comprende gli ottimi James Franco e Mila Kunis, è il prequel del celeberrimo Il mago di Oz del 1939, nel quale si immaginano le origini del personaggio letterario creato da L. Frank Baum.

In questa nuova versione, Oscar Diggs, in arte Oz, è un giovane illusionista imbroglione che, dal Kansas dei primi del ‘900, si ritrova catapultato in un mondo fantastico che porta il suo nome. Venendo scambiato per quel mago che, secondo una profezia, libererà il popolo dal crudele dominio di una strega malvagia, Oz dovrà scegliere se essere il grande uomo che aveva sempre sognato di diventare o, più semplicemente, un brav’uomo…

Nell’affrontare personaggi e situazioni ormai appartenenti all’immaginario collettivo, ma non molto conosciute dalle generazioni più giovani, abituate alle spettacolari magie di Harry Potter, Sam Raimi sembra indeciso sulla strada da prendere: se il film parte come un aggiornamento de L’armata delle tenebre, con lo stesso schema narrativo dello sbruffone forestiero che si approfitta dell’ingenuità e della disponibilità dei paesani per realizzare i propri sogni di gloria, con l’entrata in scena della strega buona Glinda la vicenda si trasforma nel classico racconto di redenzione che ci si aspetta da una produzione Walt Disney, in cui anche il più viscido egoista si scopre capace di gesti nobili e altruisti. Peccato che il cambiamento di rotta della trama vada di pari passo con un evidente calo di tensione e di interesse nella narrazione: a una prima parte davvero notevole – ottimi il prologo, girato in formato quadrato e in bianco e nero, con il finto mago che dà prova di cinismo e vigliaccheria, e l’arrivo nel mondo di Oz, al quale corrisponde l’avvento del colore, con l’impostore che seduce l’ingenua strega Theodora, dando vita a un duetto crudele quanto intrigante – fa seguito una seconda, ambientata nella Città di Smeraldo, molto più fiacca, e nel segno di una certa scontatezza buonista.

La sequenza finale, in cui Oz affronta le streghe malvage, dando vita al più grande spettacolo della sua carriera, rimanda a una concezione della tecnologia come naturale evoluzione della magia in sintonia con quella declamata da Martin Scorsese in Hugo Cabret, e si lega perfettamente ai film precedenti della saga di Oz, ma riscatta solo in parte un’opera troppo indecisa sul messaggio (legittimazione della menzogna se detta a fin di bene? o esaltazione del coraggio di essere se stessi?) e, di conseguenza, sul pubblico cui rivolgersi. Anche le numerose citazioni del film del 1939, sparse qua e là per la vicenda, sono apprezzabili dai fan di vecchia data, ma risultano insignificanti per i novizi della serie.

Sul piano visivo, non si può criticare la resa delle immagini, soprattutto nelle vertiginose sequenze del ciclone e nella scenografia della Città di Smeraldo, ma l’utilizzo fin troppo insistito della grafica 3D e della motion capture finisce per rendere meno vive le creature fantastiche rispetto, ad esempio, alle loro ben più artigianali controparti del film del 1985: l’unico freak all’altezza dei suoi predecessori è la deliziosa Bambina di Porcellana, mentre gli altri, a cominciare dalla scimmia alata Finley, personaggio che non riesce mai ad assumere lo status di spalla del mago, appaiono poco caratterizzati e un tantino freddi.

Convincente, al contrario, l’interpretazione dei protagonisti, soprattutto James Franco, alle prese con un antieroe simpatico nella sua bastardaggine, un po’ Ash Williams e un po’ Georges Méliès, che rende perfettamente con una prova di grande personalità, confermandosi uno dei più bravi istrioni della sua generazione. Molto in parte, malgrado qualche eccesso, anche Mila Kunis, nel ritratto tormentato della fragile Theodora, in cui si cala anima e corpo, recitando per circa metà film seppellita da un makeup grottesco. Brave, ma impiegate in ruoli più tradizionali, Rachel Weisz nella parte della malvagia strega Evanora, sorella maggiore e degenere di Theodora (una Grimilde assetata di potere più che di vanità) e Michelle Williams in quella della dolce, ma strategicamente dotata, Glinda.

Grande successo al botteghino, Il grande e potente Oz ha diviso fortemente la critica: a nostro avviso, rimane un prequel di discreto livello, ma non il filmone che ci si aspettava quando un grande regista incontra una saga tra le più fantasiose della storia del cinema.

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Chiara C.Giusy P.Leonardo L.
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