Breaking Bad 5×05: la recensione
Breaking Bad, Dead Freight è la capacità di carico non sfruttata da un trasportatore, un’inadempienza che costa cara, solitamente. Per Walter è terreno di prova per la sua incapacità, ormai conclamata, di riconoscere il limite. E questa volta la sua personale sfida alla realtà – che è sprezzo, di volta in volta, per i comandi di Mike, per il tempo, per le evidenze, per il pericolo, per le parole di una moglie risoluta – lo porterà al baratro, dove lo lasciamo, alla fine di questa puntata.
Just because you shot Jesse James doesn’t make you Jesse James, erano state le profetiche parole che Mike gli aveva rivolto in Hazard Pay. Ora, la necessità di procurarsi della metilammina per vie alternative rispetto alle scorte della Madrigal renderà la metafora terribilmente calzante. L’idea va costruendosi lentamente nella prima metà della puntata, tutta centrata sul confronto fra i tre soci e Lydia, sospettata di sabotare volontariamente le operazioni di rifornimento con lo spauracchio di localizzatori GPS applicati ai barili. L’atmosfera che si crea è subito tesissima, con la donna costretta ad ascoltare inerme le discussioni su una sua possibile esecuzione e la verità che sembra nascondersi fino all’ultimo per tenerci col fiato sospeso. L’accorto stratagemma di Walt, alla fine, la scagiona: la cimice posizionata nell’ufficio di Hank registra la conversazione tra il neo capo della DEA e dei colleghi di Houston effettivamente responsabili del traccaggio dei barili. Ma anche se innocente, Lydia non ha alcun potere, come non manca di ricordarle Walt, e non la salverà più essere madre o rifarsi ad un condiviso status di genitori (Swear on your children’s lives); per salvarsi la vita dovrà offrire qualcosa di molto più concreto e spendibile, un oceano di metilammina, come lei stessa assicura conquistandosi subito un pubblico più attento.
Per ottenere questo promette informazioni dettagliate sul passaggio in Arizona del treno carico della sostanza, facilmente attaccabile in una dead zone vicino a Flagstaff. L’occasione è ghiotta ma l’aut aut è uccidere macchinista e conduttore o fallire perché, come sottolinea Mike, there are two kinds of robberies: the ones that get away with it and the ones that leave witnesses. Proprio quando il proposito sembra sfumare, arriva l’idea che darà una svolta irreversibile alla storia e arriva proprio da Jesse, come nell’epocale Yeah, bitch! Magnets! della season premiere: rapinare il treno senza che nessuno se ne accorga, facendolo fermare nella zona morta con un trucco e sostituendo i galloni di metilammina con equivalenti galloni d’acqua. Ecco l’impresa che manca a Walter per essere definitivamente il nuovo Jesse James.
Arrivati a questo punto è ormai chiaro quanto sia precario l’equilibrio tra i personaggi e come ci si stia dirigendo a tutta velocità verso un inevitabile tracollo. Il livello di autocompiacimento raggiunto da Walter è massimo, lo vediamo nel sorriso trattenuto a fatica quando Lydia parla di lui come del master chemist everyone’s been talking about e nello scambio di sguardi con Jesse quando Todd parla con ammirazione del piano (You guys thought of everything!). La parola death aleggia nell’aria in tutte le sue declinazioni, la sequenza iniziale, col ragazzino in moto nel deserto a caccia di tarantole, rimane sospesa, pesante e, insieme all’insistenza sulla figura di Todd, carica la scena di presagi di morte.
E la morte non si fa attendere. L’arroganza di Walter nel voler riempire del tutto la cisterna, nonostante la partenza imminente del treno, mette a rischio la riuscita dell’impresa e la vita di Jesse e Todd; nonostante questo, l’impresa va a buon fine. Ma la Fortuna è instabile e presto chiede indietro ciò che ha dato. Lo fa con un ragazzino, in moto, fermo al di là dei binari, gli occhi fissi su di loro, una mano che si alza a salutare. E Todd che saluta a sua volta, sorride e poi spara.
Dead Freight è un punto di non ritorno. La puntata, stupendamente diretta, tocca picchi di perfezione nell’umido scantinato dell’interrogatorio e durante il sopralluogo sui binari, col cielo livido a far da contrappunto all’entusiasmo di Jesse. E porta all’acme la tensione alimentata nel corso delle scorse puntate, ora tutta catalizzata sui tre antieroi e sulle loro possibili reazioni. In particolare il personaggio di Jesse, trascurato fino ad adesso, è pronto ad esplodere nella sua potenzialità drammatica, sopraffatto da un destino che sembra portarlo al male nonostante ogni sforzo fatto per preservare la propria innocenza. E ancora una volta è centrale la legittimità della violenza, la violenza verso un bambino, per difendere se stessi e i propri interessi. Da questo momento niente sarà più lo stesso. Non resta che vedere quanti altri passi verso l’oblio compirà Walter da qui in avanti. O se arriverà un Robert Ford a fermarlo. Liberando i suoi tanti, troppi ostaggi.
Scritto da Barbara Nazzari.
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