Mad Men 5×08 – 5×12: la recensione
Mad Men, quinta stagione. Si parlava di presagi oscuri e segnali poco confortanti: giunti alle soglie del season finale, quei segnali si concretizzano portando a galla problemi e contrasti, decisioni da prendere e conseguenze da fronteggiare.
I tempi cambiano rapidamente, e Don Draper rischia ora di rimanere indietro. Certo, come sempre è perspicace nel cogliere il tempo e i suoi mutamenti (“when did music become so important?”), eppure non può non riconoscere una distanza che rischia di farsi abissale rispetto allo spirito del tempo: nessuno incarna il presente meglio di Megan, che in Lady Lazarus lascia la SCDP per tornare a fare l’attrice a tempo pieno, rimarcando la sua indipendenza a costo di sembrare una capricciosa mantenuta. Don manda giù a stento, mentre Peggy ne fa le spese, e intanto la tromba di un ascensore diventa l’orlo dell’abisso su cui affacciarsi, in una intensissima scena quasi lynchiana. “Lady Lazarus” ragiona ancora sul cambiamento, sulla gioventù e i suoi desideri di sperimentare. “Tomorrow Never Knows” dei Beatles chiude l’episodio (e fa entrare Mad Men nella storia anche per essere la prima serie tv ad utilizzare, pagandolo a peso d’oro, un brano dei quattro di Liverpool), ascoltata e poi interrotta da Don, a rimarcare il senso di vuoto crescente rispetto a ciò che lo circonda.
Tutto ciò si riflette nell’insicurezza sul lavoro, dove Don risulta stranamente appannato al confronto coi giovani (Ginsberg ma anche Megan), lontano dal prestigio della famosa lettera anti Lucky Strike. Tanto da ricorrere a qualche sotterfugio, e ad iniziare a preoccuparsi seriamente del crollo della propria creatività. “Dark Shadows” è pieno di bugie e sotterfugi, tutti mentono e gli adulti si confrontano con il proprio smarrimento: Betty tenta faticosamente di riprendere il controllo sul proprio corpo e sulla sua vita, ostentando un’autoconvinzione di facciata, ripetendosi che tutto è perfetto mentre l’avvenenza di Megan e la felicità di Don la pungolano costantemente. Sally non si lascia usare per incrinare quella felicità, perché, come sappiamo, le ragazzina ha già deciso di non voler stare al gioco degli adulti. Meglio non dare soddisfazione a Betty e imparare a piangere per finta da Megan.
“Christmas Waltz” è un episodio un po’ poco equilibrato, cosa che lo rende forse il più debole della stagione, anche se solo per metà. Da un lato sconta la scelta di rendere Harry Crane e un redivivo Paul Kinsey protagonisti di un segmento a sé stante (l’avventura di Crane tra gli Hare Krishna e il tentativo di salvare Kinsey dalla nefasta influenza di una donna); dall’altro regala una sequenza magistrale intorno a Don e Joan, due personaggi che appaiono come veterani di una vita vissuta secondo proprie regole, e che ora si ritrovano in situazioni differenti, più standardizzate rispetto ai loro trascorsi, e con problemi diversi: Joan ha appena ricevuto la richiesta di divorzio ed è furiosa, Don ha il suo matrimonio felice ma approfitta della necessità di tirare su il morale di Joan per dimenticarsi per un attimo quella sensazione di essere rimasto indietro che ormai pare accompagnarlo sempre. Don e Joan giocano a interpretare i vecchi se stessi, si fingono sposati, comprano una macchina, finiscono al bar e si divertono a fare i nostalgici, leggendo disincantati quell’atmosfera fatta di desideri, flirt e corteggiamenti che una volta era il loro ambiente naturale.
Ma è con il dittico “The Other Woman” e “Commissions and Fees” che Mad Men ridisegna l’affresco dei personaggi che tanto amiamo con una cupezza senza pari. In due episodi, due eventi piuttosto traumatici di diversa intensità: Peggy lascia la SDCP e soprattutto Don Draper; Lane, dopo un calvario di debiti e fallimenti iniziato vari episodi fa, si impicca nel suo ufficio.
Se Joan dichiarava nell’episodio precedente che il posto di lavoro è l’unico luogo dove sentiva di avere il completo controllo su tutto, è da lì che deve ripartire. In “The Other Woman” si parla, ovviamente, di donne, e della loro immagine in rapporto agli uomini. La campagna della Jaguar incentrata sull’analogia tra l’auto e l’amante, la mistress da possedere, ricorre e si rispecchia nelle donne di Mad Men ribaltando lo slogan “At last, something beautiful you can truly own”: Joan, Megan, Peggy incarnano tre diverse risposte attive alla visione che di loro hanno gli uomini, da sempre inclini a considerarle solo a partire da loro stessi. Se Megan è determinata a perseguire il suo sogno di attrice, Joan va deliberatamente incontro alla scelta di prostituirsi per assicurarsi un futuro migliore nell’unico luogo dove sente di contare qualcosa -nonostante il livello di squallore raggiunto dal comportamento di Pete e gli altri. E sì, Don si dissocia dalla proposta di Pete e Lane, ma si limita a chiudersi la porta alle spalle, prima di ricordarsi, troppo tardi, di agire. Così, se Joan sceglie di ancorarsi alla SDCP per lo meno scalando la gerarchia di potere, Peggy decide di staccarsene, seguendo la sua ambizione ormai frustrata da nuovi copywriter e scarsi riconoscimenti: ma è soprattutto un distaccarsi da Don, suo mentore e amico, compagno di segreti e di sfuriate, e nel commovente saluto tra i due c’è tutta la complessità, la delicatezza e l’intimità che ha contraddistinto la loro storia, dal pilot in avanti.
Il suicidio di Lane in “Commissions and Fees” non arriva inaspettato: da molti episodi i suoi debiti sono una costante che si aggiunge a quel senso di estraneità che lo ha sempre contraddistinto. Eppure rimane uno shock, per la maestria con cui ci sia arriva, per l’amara ironia del fallimentare primo tentativo, per le ripercussioni che ciò avrà sulla coscienza di Don, incolpevole eppure indiretta causa del gesto (ancora una volta, dopo il suicidio del fratello nella prima stagione). E’ significativo che contemporaneamente Don ritrovi il suo furore creativo e la sua smisurata ambizione: l’impressione è che la lotta con la propria coscienza e la consapevolezza dell’ingiustizia del mondo la nutriranno ulteriormente, come se fossero il prezzo da pagare per l’uscita dal proprio torpore. Nel frattempo Sally incontra Glen nel più innocente degli appuntamenti clandestini; ma tutto nell’episodio deraglia in modo inaspettato, così Sally fugge dalla mamma in seguito al traumatico momento di crescita che sperimenta quel giorno stesso, e Glen si ritrova dai Draper: la tenera scena finale restituisce un Don Draper provato dagli eventi ma determinato a riprendere la giusta direzione.
Mad Men continua a funzionare perfettamente anche quando si prende dei rischi notevoli, e si ferma a un passo dal finale innescando nei protagonisti alcuni stravolgimenti che faranno sentire le proprie conseguenze: come promesso fin dal primo episodio della stagione, per il suo stesso collocarsi nel pieno del decennio del mutamento.
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Scritto da Chiara Checcaglini.