AltrodiAlice Casarini,5 Febbraio 2012
Viaggio al termine della notte: la recensione
Elio Germano incanta la platea dell’Arena del Sole di Bologna con Viaggio al Termine della Notte, accompagnato dal perfetto contraltare delle sonorità ad hoc di Teho Teardo e Martina Bertoni. Nelle due serate del 3 e del 4 febbraio nella prestigiosa cornice felsinea (ri)suonano brani tratti dal capolavoro di Louis-Ferdinand Céline, nell’ambito di una tournée che durerà fino a fine mese e che si propone come ideale proseguimento dell’edizione 2010-2011.
Suonare e risuonare sono i verbi fulcro della chiave interpretativa scelta dal trio ormai collaudato, che con voce e strumenti costruisce uno spettacolo sonoro all’ennesima potenza: l’orecchio prende il sopravvento sull’occhio e guida lo sguardo della mente, evocando suggestioni invisibili di portata ben superiore a qualsiasi mise en scène visiva. Tutti gli elementi del gioco della rappresentazione sono immersi nel buio più totale: lo sono platea, palchi e loggioni, ça va sans dire, ma lo è anche la scena, su cui gli artisti vengono illuminati a turno; quasi a voler collaborare, la neve all’esterno avvolge l’Arena di una notte ancora più profonda. Ma, soprattutto, il buio invade l’anima e la vita dell’io narrante Ferdinand Bardamu, antieroe e alter ego dello stesso Céline, che attraversa le atrocità della guerra e dell’alienazione umana per approdare a un nichilismo senza possibilità di scampo: “siamo tutti seduti su una grande galera, e remiamo, remiamo, remiamo fino a schiattare […] Ma cos’è che ne abbiamo in cambio? Niente, solo randellate…“.
La voce magnetica di Elio Germano riesce davvero a trasportare gli spettatori (o meglio, gli ascoltatori) su quella galera, o anche in postazione da battaglia insieme a Bardamu, oppure a lanciare con lui sguardi di disprezzo alla razza francese “che non esiste”, che si nasconde dietro finti impegni per poi rintanarsi a bere birra e caffé con la crema nei locali di Place Clichy. L’uso abbondante, ma mai gratuito, del turpiloquio caratteristico del testo céliniano aggiunge sostanza e concretezza alla resa scenica, fondendosi con le sporcature sonore di un’interpretazione concitata e viscerale. I cinquanta minuti di spettacolo riuniscono frammenti non consecutivi di un testo deliberatamente convulso, febbrile e disarmonico, ricostruendo un insieme che riesce a essere contemporaneamente sconnesso e coeso, con un ritmo serrato che sprigiona angoscia, rabbia e disgusto e che traduce infine il disprezzo più cupo e il cinismo più caustico.
Il ritmo è scandito magistralmente dal gioco di luci di Antonio Merola, che “accende” e “spegne” a turno i tre artisti come se si trattasse dei personaggi di un carillon minimalista, ma perfettamente sincronizzato. Germano/Bardamu siede a una scrivania sulla sinistra e legge i brani del romanzo alla luce fioca di un’abat-jour, lanciando poi i fogli a terra in un crescendo di veemenza; Teho Teardo al centro e Martina Bertoni sulla destra si alternano e si completano per creare la cassa di risonanza perfetta per la voce narrante, già intimamente scissa nella versione normale e nell’elaborazione elettronica a opera dello stesso Teardo. Il connubio di una chitarra suonata quasi a percussione e di effetti elettronici incalzanti instaura un dialogo abilmente cadenzato con il suono grave e malinconico del violoncello, creando un ritmo incessante in grado di sublimare il senso di frustrazione e di ineluttabilità del destino umano. La voce di Germano ne esce trasfigurata in uno strumento di enorme potenza, che scandaglia il buio esteriore e interiore e dà vita e corpo al tessuto volutamente disorganico delle parole di Céline.
Viaggio al Termine della Notte sfrutta il buio per mettere in luce l’abilità e la professionalità dei tre artisti: la vis compositiva e interpretativa di Teho Teardo, già autore di numerose colonne sonore come La Ragazza del Lago, Il Divo, Una Vita Tranquilla e Il Gioiellino, nonché di svariati album da solista; l’archetto esperto di Martina Bertoni, che ha collaborato con Teardo a vari progetti cinematografici e teatrali e ha all’attivo il disco Excellent Swimmer (Expanding Records); e soprattutto il talento poliedrico di Elio Germano, fra i migliori attori del panorama italiano contemporaneo. Ancora una volta Germano si conferma eccellente interprete a tutto tondo, capace di dare il meglio di sé attraverso qualsiasi medium, spaziando dai brillanti esordi televisivi di Un Medico in Famiglia e Via Zanardi 33 al rap di denuncia con la sua band Bestierare, “tra punk e stornello”; da pellicole intense come Mio Fratello è Figlio Unico, Come Dio Comanda e La Nostra Vita (per cui nel 2010 ha ricevuto il premio come miglior attore a Cannes, il Nastro d’Argento e il David di Donatello) a incisive performance sul palcoscenico come questa e come i suoi lavori precedenti, tra cui Le Regole dell’Attrazione, tratto da Bret Easton Ellis, e Thom Pain (Basato sul Niente), da Will Eno.
Le musiche dello spettacolo sono disponibili in vinile o in mp3 su Japanapart; la tournée prosegue invece a Milano (Teatro Elfo Puccini, 7 al 19), Roma (Palladium, dal 21 al 26) e Cagliari (Teatro Massimo, 28 e 29 febbraio). L’esperienza val bene un viaggio verso uno dei tre capoluoghi: del resto, come esordisce Bardamu, “Viaggiare è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è solo delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario, ed ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte…“
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