Quest’anno il Biografilm festival ha scelto di trasmettere in streaming gratuito la propria intera programmazione, in collaborazione con il sito MyMovies. Fra i tantissimi film a disposizione, tre prodotti – molto diversi tra loro ma tutti diretti da registe – si concentrano su corpi non conformi di persone adolescenti, che cercano una propria strada originale e consapevole nel contesto della società eteronormativa e sessista che ci circonda.

Biografilm 2020

Always Amber: riconoscersi trans – Speciale Biografilm: corpi adolescenti non conformi

Diretto da Lia Hietala e Hannah Reinikainen, Always Amber (Alltid Amber, Svezia 2020) segue tre anni della vita di Amber Mastracci, giovane che realizza il proprio essere non conforme al genere assegnato alla nascita, e inizia il proprio percorso di transizione. Il documentario, presentato anche al Festival di Berlino, riflette in modo molto consapevole e attento sul modo in cui ci si percepisce come persone attraverso il proprio corpo.

 
Come molt* adolescenti, Amber si relaziona con il proprio corpo come superficie che può essere modificata, scritta e riscritta attraverso pratiche vestimentarie e di decorazione più o meno permanente (dai pearcing ai tagli di capelli alle colorazioni); in questo modo, diviene uno strumento per raccontare la propria persona come tessitura cangiante, dispositivo sensibile per la performance della propria persona nella sua mutevolezza e complessità.

Sono soprattutto i rapporti con le altre persone ad essere dispiegati, mettendo perfettamente in scena quella dimensione relazionale e al tempo stesso centrata sulla propria esperienza individuale tipica dell’adolescenza. In particolare, viene spiegato in modo molto efficace il modo in cui “nominarsi” sia fondamentale per confrontarsi con la propria identità e per lavorare per il riconoscimento sociale. Il film attraversa dunque il lutto e l’amore, la costruzione di legami nuovi e la perdita, il confronto con altre persone e l’affermazione della propria radicale singolarità, sempre mantenendo l’equilibrio fra la passione assoluta e la levità della mutevolezza costante.

Biografilm 2020

Ecstasy: parlare col corpo – Speciale Biografilm: corpi adolescenti non conformi

“Una volta, ho letto che un corpo isterico è un corpo rivoluzionario. Nessun medico, nessuno scienziato, nessuno può capirlo o spiegarlo. (…) Ho iniziato a pensare che il mio corpo è come un urlo.”

La regista Moara Passoni sceglie di mettere in discussione ogni confine con il suo Ecstasy (Êxtase, US-Brasile 2020): fra film documentari e sperimentali, fra narrazione e astrattismo, fra infanzia ed età adulta, fra corpo vivo e sua rappresentazione. Il lavoro di sovrapposizione e tessitura di immagini e voci che ne deriva è particolarmente efficace nel comunicare il senso del disagio e della difficoltà di confrontarsi con i risvolti dell’anoressia.

 
Ogni dimensione sociale e relazionale si riduce progressivamente in questo film, mentre Clara racconta con voce tranquilla lo svilupparsi della sua anoressia e un rapporto sempre più complesso con il proprio corpo. Un legame assoluto, che divora ogni altro aspetto della sua quotidianità: ogni esperienza, ogni sensazione, ogni sentimento riporta Clara al suo essere corpo, connotato da organi – anche riproduttivi.

Le immagini di archivio in bianco e nero, soprattutto fotografiche, si interesecano con le immagini digitali originali, desaturate e in movimento. Soggetti umani e immagini architettoniche si innestano gli uni sulle altre, e i dettagli dei corpi esili e flessuosi delle ballerine classiche si sovrappongono all’immagine della madre della protagonista che viene arrestata, in piedi e in avanzato stato di gravidanza, immobile mentre è catturata – dalla polizia come dall’obiettivo della macchina fotografica prima e della videocamera poi. Il confronto con il materno, con la propria capacità di stare al mondo, con l’idea di “femminile”, con il controllo della propria esistenza sono solo alcuni dei sottotesti ricchissimi che affollano questo splendido film.

Biografilm 2020

Fat Front: la lotta femminista per la body positivity
Speciale Biografilm: corpi adolescenti non conformi

La dimensione sociale e relazionale torna al centro del documentario diretto da Louise Detlefsen e Louise Unmack Kjeldsen Fat Front (Danimarca 2019). Le quattro attiviste per la body positivity Helene Thyrsted, Marte Nyman, Pauline Lindborg e Wilde Siem raccontano alle registe del loro rapporto con il cibo, con l’occupare più spazio di altre persone, con l’abbigliamento, con la necessità di confrontarsi quotidianamente con modelli estetici univoci.

 
Ciascuna protagonista racconta il proprio personalissimo percorso verso l’attivismo e verso l’età adulta, sottolineando la necessità dei femminismi di fronte al sessismo che domina anche la cultura danese. Ogni giorno, le quattro attiviste devono fronteggiare accuse di “promuovere uno stile di vita letale” perché se non si è magr* non si può che essere anche malat*, di “violare le linee guida della piattaforma” quando pubblicano immagini dei loro corpi per promuovere forme di body positivity, nonché quella di occuparsi di problemi marginali rispetto ad altre discriminazioni (perché la moda non è mica una cosa seria…). Il documentario le segue in questa battaglia, riuscendo a rendere con efficacia molte delle difficoltà e delle discriminazioni che le quattro subiscono.

Meno risolto invece risulta il film quando affronta il racconto di situazioni di violenza più esplicita in cui alcune delle protagoniste si sono venute a trovare; ma è comunque in grado di mostrare il modo in cui tutti questi fattori che riguardano la corporeità siano connessi in un tessuto stratificato, senza creare meccanismi di banalizzazione o di causalità.