La rinascita di Schermi D’Amore: l’edizione 2020
Tutto quello che c'è da sapere sul 16° festival cinematografico di Verona
Sono passati 12 mesi da quando cinefili e appassionati hanno accolto con gioia il ritorno di Schermi D’amore a Verona, il festival cinematografico di genere sentimentale e mélo a lungo “messo in panchina” dalle proposte culturali della città. Riconfermata anche nel 2020, la manifestazione è in programma al Teatro Ristori e al Palazzo della Gran Guardia da sabato 22 a venerdì 28 febbraio. Al timone di questa edizione ritroviamo Paolo Romano, storico Direttore artistico della Kermesse, in collaborazione con Roberto Bechis, presidente del circolo del cinema.
La novità più esaltante, nonché fiore all’occhiello di questa edizione, è il ritorno della Giuria Giovani guidata da Luara Girelli: un gruppo di cinefili tra i 18 e i 24 anni con il compito di eleggere il miglior film del concorso. Una preziosa esperienza di arricchimento teorico, ma anche e soprattutto di confronto collettivo, che in passato ha visto conferire la Rosa D’Argento ad alcuni dei registi internazionali più apprezzati del panorama contemporaneo, come David Mackenzie. A completare il palmarès 2020 torna invece il premio del pubblico. Ma vediamo più nel dettaglio cosa offre il cartellone della sedicesima edizione, suddiviso in ben sei sezioni tematiche.
Grandi classici restaurati e cinema contemporaneo
La rinascita Schermi D’amore: l’edizione 2020
La serata inaugurale vede nuovamente protagonista il cineasta Claude Lelouch, amico del festival al quale è stato conferito il premio alla carriera nel 2019, sarà infatti il suo I migliori anni della nostra vita ad aprire ufficialmente la manifestazione. E se siete in cerca di grandi classici, il programma 2020 contiene titoli da capogiro provenienti dagli archivi più importanti del mondo: a partire da la sezione “Panorama” con La caduta degli Dei di Luchino Visconti, restaurato dalla Cineteca di Bologna, passando per Lolita di Stanley Kubrick, fino al film di chiusura Per favore, non mordermi sul collo! di Roman Polanski.
Ne volete ancora? Ecco altri buoni motivi per restare in sala: il percorso “Elegia di Mizoguchi” tra cui spicca I racconti della luna pallida d’agosto proveniente direttamente dalla collezione privata dell’Academy, più i focus dedicati al cinema di Paul Mazursky, Douglas Sirk, R. W. Fassbinder e ancora Joseph Losey e Alain Delon.
Per gli amanti delle novità c’è “Amori in (con)corso” pronto a indagare il cinema contemporaneo attraverso sette pellicole inedite in Italia. Si parte dal canadese Kuessipan di Myriam Verreault, una storia di crescita adolescenziale presentata all’ultimo Toronto Film Festival, e si prosegue con Deux moi del francese Cédric Klapish – noto per la trilogia de L’appartamento Spagnolo con Romain Duris – in concorso con una commedia sui legami tra trentenni all’epoca dei social network. Lanciato dalla Mostra del Cinema nel 2004, Fabrice Du Welz porta al festival Adoration, conclusione della sua trilogia ambientata nelle Ardenne e composta da l’interessante horror Calvarie e dal dramma Alleluia. Direttamente dal Sundace Film Festival, invece, The Souvenir di Joanna Hog racconta un rapporto di coppia distruttivo e riunisce per la prima volta sullo schermo Tilda Swinton e la figlia Honor Swinton Byrne.
Tra le opere prime ci sono Pedrix di Erwan Le Duc, storia d’amore tra due ragazzi agli anitpodi presentata a Cannes; Only You di Harry Wootlif, incurisione nella vità di una coppia alle prese con problemi di fertilità ed infine Alice di Josephine Mackerrash che racconta il cambio di rotta di una donna, dopo che le sue certezze si infrangono improvvisamente.
Una selezione programmatica attenta alla contemporaneità e alla rappresentazione di gender in cui più della metà delle pellicole in concorso sono dirette da cineaste e la maggior parte dei film in cartellone sono raccontati da protagoniste femminili, e da cui in futuro si spera un altrettanto ragionata rappresentazione di amori in (con)corso non obbligatoriamente binari.
Giunta al secondo giro di boa, la rinascita di Schermi D’Amore continua lodevolmente su un percorso di riappropriazione identitaria che va supportato il più possibile attraverso il sostegno delle istituzioni, il passaparola e la presenza in sala, in attesa che il festival possa tornare interamente alla sua struttura originaria e allo stesso tempo condurre gli spettatori verso nuove direzioni. Sempre con la speranza di non abbandonarci mai più.