Best of the Year: i film e le serie del 2019
I migliori audiovisivi dell'anno secondo Cinema Errante
Lo sapevate? La nostra webzine compie nove anni, quale miglior occasione per rispondere al quesito che attanaglia la redazione fin dal primo giorno: …e ora cosa guardo? Prima di spegnere le candeline insieme a voi – meravigliosi lettori di Cinema Errante – ecco qualche considerazione non richiesta sui migliori audiovisivi del 2019. Buon compleanno!
I migliori film del 2019 – Best of the Year
Alice Casarini: Storia di un matrimonio di Noah Baumbach. Combinando un dualismo alla Io e Annie e un’escalation alla Carnage, A Marriage Story costruisce una narrazione coinvolgente, la cronaca di un divorzio intimista e corale al tempo stesso. Un gioiello di sceneggiatura e recitazione con i magistrali Adam Driver e Scarlett Johansson, che si muovono brillantemente tra dramma e commedia.
Davide Vivaldi: Joker di Todd Philips. Leone d’oro a Venezia 76, questa origin story dell’iconico villain DC si ispira alle opere di Martin Scorsese, esplorando l’alienazione mentale del protagonista nel contesto di una società priva di empatia. Su tutto emerge la straordinaria interpretazione del macilento Joaquin Phoenix, povero emarginato che diviene suo malgrado simbolo di rivincita.
Eleonora Benecchi: Star Wars: l’ascesa di Skywalker di J.J. Abrams. Se siete appassionati di fanfiction il film dell’anno è decisamente Star Wars: l’ascesa di Skywalker. L’attesissimo finale della nuova trilogia è accompagnato da carovane di #reylos (fan della coppia Rey/Kylo Ren). Era dai tempi di #dramione (Draco/Hermione) di Harry Potter che non c’era un tale investimento emotivo e creativo su una ship. Dunque tutti pronti a godersi l’agognato happy ending o a rifugiarsi nel magico mondo delle fanfic.
Giacomo Brotto: Boy Erased di Joel Edgerton. Nell’anno del mostruoso World Congress of Families, un film come Boy Erased – uscito in Italia quasi in contemporanea con il congresso di Verona – risulta oggi ancora più necessario. Un racconto sul potere salvifico dell’accettazione e dell’amore incondizionato, ma anche sulle conseguenze più angoscianti della repressione. La presenza simbolica nel cast di Xavier Dolan e Troye Sivan – tra gli artisti queer più incisivi del momento – rende il tutto ancora più militante. E giusto per ribadirne l’attualità, il 2019 ha visto sul pezzo anche altri titoli come The Miseducation di Cameron Post, Euphoria e Years and Years. E stiamo parlando di pratiche di guarigione dall’omosessualità, non sarebbe l’ora di smetterla?
Giampiero Raganelli: Vitalina Varela di Pedro Costa. Un’altra storia di fantasmi dello slum di Fontainhas di Lisbona, che Costa ritrae come un golgota caravaggesco, un tugurio in chiaroscuro, espressionista. Vitalina Varela a piedi nudi scende dall’aereo, accorsa per la morte del marito, di cui non è neanche riuscita a partecipare al funerale.
Pier Francesco Cantelli: Parasite. Il nuovo film di Bong Joon-ho è una sorpresa. Un film dal messaggio chiaro e diretto, uno scontro tra ricchi e poveri che riporta alla mente il precedente Snowpiercer dello stesso regista. Una pellicola dotata di un umorismo grottesco e immagini efficaci che rendono ogni scena memorabile.
Sara Mazzoni: Parasite. Palma d’oro a Cannes e candidato all’Oscar come miglior film internazionale, Parasite di Bong Joon-ho è il film perfetto sulla lotta di classe, ma è anche un film perfetto e basta. Non manca niente: commedia, tragedia, tecnica ineccepibile e un brano di Gianni Morandi. Sa far ridere in modo esilarante, quando però getta la maschera comica diventa disperato e inesorabile.
Ilaria De Pascalis: Ritratto di una giovane in fiamme. Portrait de la jeune fille en feu di Céline Sciamma propone una riflessione su come delle donne possano appropriarsi del desiderio, dello sguardo e della creatività di fronte ai limiti costanti di ruoli sociali e culturali, e lo fa a partire da una configurazione ricchissima del tessuto affettivo, emotivo e soprattutto sensoriale che avvolge le personagge e il pubblico.
Maria Elena D’Amelio: Martin Eden di Pietro Marcello. Apologo morale, denuncia sociale e inno al potere salvifico della cultura, Martin Eden ripropone la complessa stratificazione di significati propria dell’omonimo romanzo di Jack London da cui è tratto. Film “difficile” e originale, vale la pena vederlo per le atmosfere oniriche, l’uso delle immagini d’archivio, e l’ottima interpretazione di Luca Marinelli, coppa Volpi a Venezia 2019.
Le migliori Serie del 2019 – Best of the Year
Sara Mazzoni: Years and Years. Fantascienza sociale ambientata nel futuro immediato, Years and Years è spaventosamente attuale. Antologia delle paranoie del nostro presente, le colleziona tutte: il Regno Unito post Brexit, la violenza sui migranti, la gig economy, i superbatteri e, soprattutto, il nazismo dei sovranisti. Immagina nuove tecnologie, ne sonda i risvolti distopici e quelli che portano speranza. È un racconto morale che chiama alla rivoluzione.
Eleonora Benecchi: Supernatural. La serie TV dell’anno non può che essere l’ultima stagione di Supernatural. Si chiude un ciclo lungo 15 stagioni che ha accompagnato noi fan della prima ora in un viaggio fisico e metafisico che sembrava non dover finire mai. Supernatural è il perfetto esempio di cult, un bambino bistrattato e incompreso che i fan hanno adottato, protetto e portato al successo.
Giacomo Brotto: 1984 / The Politician / Pose. Più che le migliori serie dell’anno, le serie di cui abbiamo bisogno adesso. A unirle è una queerness condivisa tra le più rivoluzionarie di sempre: dalla rappresentazione fluida e libera alla scelta programmatica deg* interpreti, in cui ogni corpo é politico. Le storie sono non sempre convincenti – più o meno consapevolmente – ma è altresì corretto affermare che l’ago della bilancia di una buona narrazione sta anche nella capacità di mutare correttamente l’immaginario collettivo. E in questo Ryan Murphy si merita una laurea ad honorem.
Ilaria De Pascalis: Vida (Starz, 2018-) è una serie ancora poco nota in Italia, ma alla seconda stagione conferma una capacità del tutto originale di raccontare i desideri, le famiglie, l’attività politica e le relazioni complesse e problematiche di due sorelle messicane-americane nel quartiere Boyle Heights di Los Angeles e delle persone (LGBTQIA+ e non) che incontrano nel loro processo di ricostruzione.
Maria Elena D’Amelio: Watchman, Non adattamento del fumetto cult di Alan Moore e Dave Gibbons, ma sequel che riprende i concetti principali contenuti nel fumetto e li adatta al nostro tempo, espandendoli. Attraverso una narrazione potente e ironica, Watchmen affronta con coraggio alcuni dei temi piu’ scomodi della societa’ americana, e non solo. Come smascherare il razzismo in nove episodi, con una formidabile interpretazione di Regina King.
BONUS pigliatutto: Fleabag 2.
Sia benedetta Phoebe Waller-Bridge (e con pieno pieno spargimento di cuore).