I film degli Avengers, dal peggiore al migliore
Undici anni di Marvel Cinematic Universe scanditi da quattro film corali
È appena uscito Avengers: Endgame, apice della Fase Tre del Marvel Cinematic Universe e ultimo film degli Avengers così come li abbiamo conosciuti. Dopo 11 anni e 22 film, di cui 4 dedicati al supergruppo apparso per la prima volta nei fumetti nel 1963, l’universo cinematografico con protagonisti i supereroi creati dal recentemente scomparso Stan Lee, allestito per il grande schermo dal produttore Kevin Feige e da registi-sceneggiatori come Joss Whedon prima e Anthony e Joe Russo poi, ha raggiunto l’apoteosi. D’ora in poi, nulla sarà più come prima.
Ai suoi autori va indubbiamente riconosciuto il merito di aver trasformato il cinecomic da genere di nicchia a colonna portante per il box office del cinema americano contemporaneo, ridefinendo il concetto di saga nella direzione di un autentico universo condiviso e crossmediale, con al centro le opere cinematografiche. La concezione dei supereroi portata avanti dalla Marvel, con i loro costumi coloratissimi, la guasconeria dietro cui si nasconde grande umanità, l’ottimismo di fondo, ma anche (e soprattutto) l’ironia, che li portano a non prendersi troppo sul serio e a non perdere mai la voglia di scherzare e di sorridere, ha dato vita a una vera e propria mitologia contemporanea.
Tutto questo, al di là dell’effettiva brillantezza dei singoli film, del non sempre felice compromesso fra azione, dramma e umorismo, dei sacrifici di trama in nome della continuity e degli sforzi verso l’inclusione e la rappresentazione delle minoranze e delle donne, emersa nella terza fase, fra Black Lives Matter e #MeToo.
In attesa dell’uscita, prevista per il prossimo luglio, di Spider-Man: Far From Home, che chiuderà ufficialmente la Fase Tre con una sorta di epilogo, Cinema Errante ha tirato le somme sui quattro film dedicati agli Avengers e vi propone una classifica, secondo i gusti della redazione, dal meno riuscito al più riuscito, dal 2012 a oggi.
#4. Avengers: Age of Ultron, Joss Whedon, 2015
Joss Whedon è riuscito a intrattenere ancora una volta il vorace e variegato pubblico della Marvel, piazzando combattimenti eccezionali, una buona dose di battute divertenti e alcune trovate riuscitissime, ma al tempo stesso ha affettato d’accetta più del solito, lesinando in sottigliezze. Se da un lato è ottima l’intuizione di dare a Occhio di Falco un background che esalta finalmente il lato umano e il “tutto da perdere”, dall’altro il ricorso a marcate stereotipizzazioni (la casa in campagna, la bandiera americana alla porta, la brava moglie incinta) fa piazza pulita di eventuali sfumature e appare dunque una scelta affatto whedoniana, al pari del dialogo tra Bruce Banner e Natasha Romanoff incentrato sull’infertilità di lei. Resta l’impressione che anche i personaggi di Quicksilver e Scarlet Witch non siano pienamente compiuti.
La responsabilità di dover fare da ponte al nuovo ciclo e ad altri film dell’MCU si sente: certe sequenze apparentemente a sé stanti, come la visivamente bellissima visione di Tony Stark all’inizio, e soprattutto l’incursione solitaria di Thor, rimangono un po’ confuse nella progressione degli eventi. D’altra parte i macrotemi della tecnologia, del pericolo – reso brillantemente tangibile nella famiglia di Clint – e della tensione tra il fare gruppo e l’individualità debordante di ciascuno di questi eroi si dipanano con efficacia lungo il film, e confermano che Whedon è quantomai abile nella gestione delle questioni umane di questi personaggi sovrumani. [Chiara Checcaglini]
#3. Avengers: Infinity War, Anthony e Joe Russo, 2018
Riunire (quasi) tutti gli eroi del Marvel Cinematic Universe in un gigantesco crossover, sul modello di quelli fumettistici, capace di valorizzarne le individualità era impresa titanica, che i fratelli Russo assolvono egregiamente. Merito di un nemico davvero memorabile come Thanos (dietro la cui performance capture si nasconde la garanzia Josh Brolin), malvagio ma con una propria filosofia ben definita, che si fa motore di un’avventura dalle dimensioni gigantesche, piena di combattimenti e non priva di momenti altamente drammatici (su tutti, la sequenza con protagonisti Thanos e sua figlia Gamora, una Zoe Saldana di grande sensibilità recitativa, sul pianeta della Gemma dell’Anima), ma anche estremamente divertente.
Decidendo se è più carismatica la barba di Thor (personaggio qui davvero potente ed epico) o quella di Captain America, o se è più grande l’ego di Iron Man o quello di Doctor Strange (new entry ottimamente inserita, al pari di Spider-Man e Black Panther), si ride con i Guardiani della Galassia e ci si appassiona alle numerose scene di battaglia. Queste ultime, in quantità più che abbondante, al netto di qualche scelta narrativa un po’ discutibile, si rivelano fra le migliori mai apparse in un cinecomic.
Un finale di stagione di una serie ad altissimo budget, più che un film, visto che si rischia di non capirci molto senza aver visto i precedenti capitoli dell’MCU, ma imprescindibile per tutti i fan di quest’ultimo. [Davide Vivaldi]
#2. Avengers: Endgame, Anthony e Joe Russo, 2019
Partendo dal tragico status quo conseguente ai fatti di Avengers: Infinity War, e concentrandosi soprattutto sui sei Avengers originali nuovamente in risalto (anche se ognuno profondamente cambiato nella mente e, in alcuni casi, anche nel fisico), i fratelli Russo allestiscono un impressionante “dramma di perdita, coraggio e sacrificio” che punta soprattutto sullo scavo psicologico dei personaggi e sullo sviluppo dei loro legami, raggiungendo livelli di notevole profondità.
In un’opera che limita sia i momenti comici (comunque piacevoli e, inaspettatamente, affidati in massima parte a un Thor irriconoscibile) che le sequenze d’azione, riservandole per una battaglia finale di impressionante epicità, sono numerose le sequenze di forte impatto emotivo, soprattutto grazie a Occhio di Falco (gradito ritorno di Jeremy Renner), Vedova Nera, Iron Man e Captain America, personaggi ormai entrati nel mito della cinematografia contemporanea per la grande umanità e l’assoluto carisma. Un Thanos sempre più disumano si conferma una minaccia reale e, in questo caso, ancora più terrificante del film precedente (ancora grandi momenti fra lui, Gamora e Nebula), buono l’inserimento di Ant-Man, un po’ meno quello della new entry Captain Marvel di Brie Larson, che appare un po’ come un pesce fuor d’acqua, ma fortunatamente non cannibalizza la vicenda con la sua quasi onnipotenza.
Utilizzando il classico espediente narrativo del viaggio nel tempo, che omaggia (e sbeffeggia) il meccanismo di Ritorno al futuro, si rivivono poi i momenti più emozionanti del Marvel Cinematic Universe, di cui quest’ultimo capitolo è una celebrazione e, al tempo stesso, una pietra tombale, sigillata tanto da scelte narrative drastiche quanto inevitabili (di fronte alle quali è difficile non commuoversi), quanto dall’assenza di post-credits scene. [Davide Vivaldi]
#1. The Avengers, Joss Whedon, 2012
Joss Whedon dà vita a un mix adrenalinico di azione sfrenata e umorismo citazionista, in cui trova spazio anche una caratterizzazione psicologica brillante e piuttosto approfondita. Alternando sequenze d’azione mozzafiato, fra salti impossibili e devastanti esplosioni, a memorabili confronti verbali, in cui si susseguono a raffica battute fulminanti, Whedon tiene incollati alla sedia fino all’epica battaglia decisiva nel centro di New York, di fronte alla quale neanche lo spettatore più snob potrà fare a meno di immedesimarsi e tifare per il suo eroe preferito.
Nella gran riuscita dell’operazione ha giocato un ruolo determinante anche il cast, a cominciare da un Robert Downey jr. ormai talmente a suo agio nel ruolo di Tony Stark alias Iron Man – genio, miliardario, playboy, filantropo – che scatta l’identificazione fra il personaggio e l’interprete, come lui capace di riscattarsi da una vita controversa. Chris Evans interpreta un Captain America non ancora a proprio agio nella contemporaneità, Chris Hemsworth è un Thor supermacho e guascone, il sorprendente Mark Ruffalo uno scienziato generoso ma condannato a convivere con la personificazione della sua rabbia (Hulk) e una magnetica Scarlett Johansson una Vedova Nera senza paura, ma non senza macchia.
Memorabile anche il tema musicale di Alan Silvestri, che contribuisce a dare vita a quella mitologia supereroistica che avrebbe dominato gli schermi negli anni a venire. [Davide Vivaldi]
BONUS: Captain America: Civil War, Anthony e Joe Russo, 2016
Pur non sviluppando le ampie riflessioni politiche del fumetto, il film si rivela convincente nella gestione di un numero così elevato di personaggi. Fra conferme che acquisiscono spessore e ottime new entry, la storia riesce a valorizzare quasi tutte le individualità di un coeso quadro d’insieme.