FestivaldiDavide Vivaldi,30 Agosto 2018
Venezia 75 – Der Golem: recensione
Il capolavoro muto alla serata di pre-apertura della Mostra del Cinema di Venezia
Vi interessa la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ma non potete essere al Lido? Cinema Errante vi propone i Diari da Venezia 75, con i film visti in anteprima per voi.
Der Golem di Paul Wegener – Venezia Classici Restauri
Proiettato in preapertura in una straordinaria versione restaurata in 4K dall’Immagine Ritrovata di Bologna, con l’essenziale accompagnamento dal vivo del Mesimèr Ensemble diretto dal maestro albanese Admir Shkurtaj, Der Golem, il capolavoro muto di Paul Wegener del 1920, lascia tutt’oggi stupefatti per la straordinaria ricchezza visiva e per l’efficacia drammatica della narrazione.
La storia, ambientata nella Praga del XVI Secolo, attinge al folclore ebraico, e pone al centro della vicenda il rabbino Loew, che temendo l’espulsione degli Ebrei dalla capitale decide di risvegliare, attraverso un rituale di necromanzia, un essere d’argilla dotato di forza sovrumana, con lo scopo di proteggere il suo popolo. Ma dopo l’iniziale sollievo, la situazione gli sfugge presto di mano, e quello che doveva essere un aiuto si trasforma in una terribile minaccia.
L’emozionante crescendo di eventi che scandisce i cinque capitoli in cui è diviso il film, e che trova un degno epilogo in un finale tutt’altro che scontato, vede i protagonisti della storia travolti da pulsioni irrefrenabili – alcuni in buona fede, altri no – che li portano a commettere gravi leggerezze, primo fra tutti il rabbino che, nell’estremo desiderio di fare del bene alla sua gente, finisce per esporla a un pericolo ancora più grande. Dal momento in cui si sostituisce a Dio nel dare e togliere la vita a una creatura, disponendone a suo piacimento, l’uomo di fede è messo di fronte alle sue responsabilità di avere in realtà evocato un demone. Dal canto suo, il gigantesco essere, interpretato dallo stesso regista, è ottimamente reso nella sua presa di coscienza di essere vivente da un’espressività fuori dal comune che contrasta con la difficoltà di movimento data dal suo corpo d’argilla, reso ancora più massiccio da un trucco impressionante. Risultando a tratti benevolo e protettivo e a tratti minaccioso e terrificante, ma sempre molto umano, il Golem rimane una delle prime indimenticabili icone del cinema fantastico, e può essere considerato un antenato sia dei mostri classici dell’horror, Frankenstein in primis, che dei più moderni supereroi, anticipando caratteristiche sia degli uni che degli altri.
Le meravigliose scenografie di Hans Poelzig e l’eccellente fotografia di Karl Freund (futuro regista de La mummia con Boris Karloff) impreziosiscono ulteriormente un’opera archetipica, tuttavia incredibilmente moderna, che resta una pietra miliare dell’espressionismo tedesco e della storia del cinema in genere, finalmente restituita al suo splendore originale.
Resta con noi via Newsletter, Facebook e Twitter per essere sempre aggiornato su Cinema Errante.