Guida TV: 5-11 dicembre 2016

In attesa di Rogue One: A Star Wars Story, l’esplorazione della galassia di Star Wars da parte di Gareth Edwards (Monsters, Godzilla), ripassiamo le vicissitudini galattiche al loro primo formato digitale.

Per i più giovani è la canzone cantata da Jennifer Lawrence in Hunger Games: Il Canto della Rivolta – Parte 1 sulle note dei Lumineers, per tutti gli altri è quel vecchio western con Gary Cooper, medico con la pistola.

Il punteruolo da ghiaccio, le gambe di Sharon Stone, quanto basta per farne un sequel (molto brutto).

Non siete sicuri che Young Pope vi sia piaciuto? Allora guardate la miniserie su Papa Bergoglio di Daniele Luchetti stasera e domani.

Culturalmente parlando, Transformers fa i conti con un passato generazionale che fu fertile di libri e film indimenticabili, quindi risulta meno innocuo, sterile e (semplicemente) giocattoloso di quel che il fracasso e gli effetti speciali potrebbero far pensare. Mauro Gervasini

“Never turn your back on the past”, nel deserto è ancora più vero.

Mentre cercano di somministrarci il prequel di Matthijs van Heijningen Jr., ci sembra sano e giusto riguardare l’unica cosa possibile, con il nome di John Carpenter a caratteri cubitali.

Gira voce che le esibizioni di stasera finiranno in un disco, da regalare a Natale e tutte le persone che odiate.

Il film è ispirato al racconto La Paura di Federico De Roberto, pubblicato “a caldo” nel 1921, ma anche alle vicende narrate al giovane Olmi dal padre che della Grande Guerra era stato soldato, alla cui memoria l’opera è dedicata.

‘Cause you can look right through me
Walk right by me
And never know I’m there
Never even know I’m there.
Hope I didn’t take up too much of your time.

Dopo 14 anni Mr. Cellophane spezza ancora il cuore.

Tratta dall’omonimo romanzo di Robert Anson Heinlein, La fanteria dello spazio di Verhoeven combatte contro scarafaggi giganti per il nostro spasso.

Il Natale è vicino, dunque cantiamo, balliamo e cadiamo. Pare che durante le riprese Julie Andrews cadesse ripetutamente per divertire il cast, anche per questo la amiamo, sempre.

Dopo Henry James, è Jane Campion a ritrarre Isabelle Archer, in 140 minuti.

Torbido, cupo, sofferto, non chiamatelo solo erotico. Titolo bellissimo esempio di lost in translation (da “with lips of lurid blue” con lurid che vorrebbe dire fosco).

I love you so much so I turn off the tv.