Black Mirror: i 13 episodi dal peggiore al migliore
Classifica di tutti gli episodi della serie di Netflix
Black Mirror è una collezione di meraviglie e i suoi 13 episodi sono tutti belli. Questa classifica li ordina dal peggiore al migliore, dando per scontato che il “peggiore” sia comunque televisione di altissimo livello.
Ciò detto, iniziamo dall’ultima posizione!
#13. The National Anthem
Lo ricordiamo tutti con affetto perché è il pilot. Un bell’episodio, ma dopo 3 stagioni è invecchiato. Non distopico, porta il grottesco all’estremo. La tensione sta nel non sapere cosa succederà fino alla fine: non supera bene una seconda visione. Non è rilevante la tecnologia in sé, ma solo il confronto tra social media e giornalismo tradizionale; pur ritrovando noi stessi, viene meno il riflesso più importante dello “specchio oscuro” dello show, il sense of wonder.
#12. Shut Up and Dance
Apprezzato per il buon ritmo thriller, è uno dei nuovi episodi che non regge a pieno il confronto con le stagioni passate. Tutto verte sul meccanismo del ricatto continuo, ma il ruolo della tecnologia è pretestuoso: sostituisci il porno web con quello di carta e i messaggi con una caccia al tesoro, e la storia non cambia. L’escalation di violenza è prevedibile dai primi istanti, e non basta l’ottima interpretazione degli attori a renderlo un episodio da top. Ricorda cose già viste, come il film thai 13 Beloved e il suo remake.
#11. Playtest
Simpatico, divertente, colorato, è un episodio minore ma gradevole. Calzante dal punto di vista tecnologico: mostra realtà virtuali videogiocabili che tirano fuori le nostre paure più recondite, facendoci chiedere se ci piacerebbe davvero un videogame così efficace. L’ambientazione tecno-gotica è d’effetto, ma anche un po’ di maniera. Si ride e si ha paura, ma si dimentica in fretta. Sprecati i minuti della lunga introduzione, che hanno pochissimi elementi davvero importanti per la storia.
#10. Hated in the Nation
Ambiziosa chiusura della terza stagione, per durata è un lungometraggio. Si parte da un giallo nella camera chiusa, per poi portare la distopia a livelli scioccanti. Come conferma il padre di Black Mirror, Charlie Brooker, lo spunto nasce dalle storie vere raccontate da Jon Ronson in I giustizieri della rete. Si parla della pericolosità degli indignati online, che ritengono innocue azioni che minacciano la vita stessa dei loro bersagli, a volte distruggendola. Non distopia, ma realtà, a pensarci bene. Idea forte che si sfilaccia nella realizzazione: il minutaggio eccessivo non basta da solo a trasformare la puntata in un film, anzi; episodi più brevi hanno toni più cinematografici.
#9. The Waldo Moment
Episodio disturbante anche solo per la grafica dell’orsetto Waldo, un cartoon puccioso dallo sguardo ostile e dalle enormi erezioni. Anche qui, il riflesso non è la tecnologia, ma l’anti-politica, di cui si sottolinea il messaggio antidemocratico. Interessante per come richiama il percorso del M5S, l’episodio si richiude su se stesso, limitandosi ad essere la cronaca di un fallimento personale sullo sfondo di una distopia nascente. Non è male, ma la serie può volare più in alto.
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