Il Cinema Ritrovato: Les Abysses e altre recensioni
Nel trentennale della manifestazione, spazio a grandi classici e opere meno conosciute
Anche quest’anno, il trentesimo della manifestazione, l’offerta proposta da Il Cinema Ritrovato è stata ricca e variegata, svariando dalla riproposta e dal recupero di grandi classici a sezioni, registi e movimenti decisamente meno conosciuti. Mettendo in questo modo in crisi anche le consapevolezze del cinefilo più convinto e fiducioso di sé, spaesato davanti a nomi e film a lui sconosciuti, salvo poi venire spesso conquistato da queste nuove scoperte; è il caso, per esempio, di Les Abysses di Nico Papatakis, regista greco naturalizzato francese che nel 1963, ispirandosi al caso delle Sorelle Papin – fatto di cronaca che sconvolse e fece discutere a lungo la Francia – realizzò un film duro, violento e ferocemente antiborghese, capace però di essere anche efficacemente comico. È un film in cui i ruoli d’aguzzino e di vittima vengono continuamente scambiati tra i due schieramenti (quello delle due sorelle e quello dei loro padroni), e in cui la follia e l’odio crescenti nelle due giovani donne permettono di aprire il vaso di Pandora delle mediocrità, ipocrisie, furberie e ingiustizie della famiglia all’inizio vittima apparente.
Sempre nella sezione Ritrovati e Restaurati, due film della tarda epoca del muto: A Woman of the World di Malcom St.Clair (1926) e Shooting Stars, film inglese del 1928 diretto da Anthony Asquith. Il primo ha come protagonista Pola Negri, in uno dei suoi pochi ruoli comici; la presenza della diva è ipnotica e magnetica e molto incide sul fascino del film, ma non è l’unico motivo d’interesse dell’opera. St.Clair, infatti, realizza un’elegante commedia sentimentale che anticipa alcuni canoni della sophisticated comedy – a partire della brillantezza e caustica raffinatezza dei dialoghi – e basata sul contrasto tra l’indipendenza, la forza e l’orgoglio della donna protagonista e il contesto moralista e perbenista, nei confronti del quale talvolta si sfiora il confine della satira. La comicità nasce spesso dall’attenzione mostrata dal regista – cresciuto alla scuola di Mack Sennett – per i particolari e per i personaggi secondari.
Shooting Stars è invece un riuscito film sul cinema e i suoi dietro le quinte, raccontati con lucida ironia non priva, però, di un certo affetto di fondo. È un film dichiaratamente meta-cinematografico, che inizia su un set stracolmo di gente, macchinari e oggetti di scena e che si chiude sul set vuoto e quasi totalmente buio, e che è caratterizzato dalla commistione di generi e toni diversi (dal melò allo slapstick), cosa non così frequente all’epoca. Il film di Anthony Asquith, infine, risalta anche per una serie di invenzioni visive e stilistiche anche notevoli, e tutte esaltate nel loro valore significante; si vedano le panoramiche sul set, lo sfruttamento dell’intero spazio dell’inquadratura e il frequente uso degli zoom.
Scritto da Edoardo Peretti.