Deadpool: la recensione
I cinecomics entrano nell'adolescenza grazie a una commedia sboccata action e splatter. Con Ryan Reynolds
Saltare sul carro del vincitore non è mai stato così facile, e la trionfale cavalcata di Deadpool al botteghino dimostra come, una volta tanto, la passione di alcuni e l’abilissima campagna pubblicitaria in rete che l’ha preceduto possano finalmente dare i frutti sperati (ribaltando quel monito fino a oggi imperituro rappresentato da Snakes on a Plane). Ma l’importanza della pellicola, a conti fatti, più che nei suoi contenuti va forse individuata nel cambiamento di paradigma a cui sta spingendo il sistema produttivo riguardante i cinecomics: Deadpool è infatti il film giusto che, nel momento giusto, scova, coccola e sfrutta la nicchia (di dimensioni piuttosto notevoli) giusta.
Oh, beninteso, l’opera presenta tutte le sue cosine acconce (l’antieroe dalla lingua lunga ma dal cuore d’oro, la storia di formazione negativa, la relazione d’amore interrotta, la vendetta, la fedeltà al comics d’origine, la doppia linea temporale della narrazione che si ricuce prima del terzo atto, gli elementi metanarrativi), e pur reggendosi inevitabilmente attorno alla performance di Ryan Reynolds, straripante e demenziale com’è naturale che sia, lascia qualche confortevole spazio anche agli azzeccati comprimari (su tutti il tassista Dopinder). Inoltre la regia di Tim Miller, qui al suo esordio, non si fa mancare diversi raccordi intelligenti, e dimostra una padronanza chiara e precisa dell’inquadratura, soprattutto nelle sequenze d’azione.
La principale bontà di Deadpool, però, risiede prima di tutto nella decisa spallata assestata a un insieme di film, passati e da venire, composti per raggiungere il maggior pubblico possibile (soprattutto infantile), e quindi mancanti di quegli elementi che li renderebbero se non altro più smaliziati e meno piacioni; rappresenta, in definitiva, una sorta di parolaccia liberatoria che fa uscire il genere dei cinecomics dall’infanzia e li fa entrare direttamente in una adolescenza bizzosa e indisciplinata. E male non fa che si tratti di una piacevole commedia sboccata nella quale girandolano elementi action e splatter – e che curiosamente riporta alla mente il primo Jackson (quello vero, quello sbomballato e sincero di Brain Dead).
Gualtiero B. | Giacomo B. | Davide V. | Sara M. | ||
6 1/2 | 7 1/2 | 6 | 7 |
Scritto da Gualtiero Bertoldi.
Bellino davvero, Deadpool. Sono rimasta un po’ perplessa, però, perché lo hanno contrabbandato come il supereroe bisessuale o pansessuale, poi alla fine nel film sembra etero.