Best of the Year: le migliori serie del 2020
La serialità più interessante dell'anno secondo Cinema Errante
Reduci da un anno inimmaginabile, tiriamo le fila di una stagione seriale fuori dal comune. Ma prima di buttarci a capofitto sulle migliori serie del 2020, in quel di Cinema Errante desideriamo festeggiare con voi il nostro decimo compleanno. In redazione raggiungiamo questo traguardo con la consapevolezza che due lustri non sono per niente ovvi, tutt’altro. Per una testata no profit sono un traguardo a cui guardare con ammirazione, un po’ come una coppia di genitori orgogliosi che alla partita di calcio della figlia, o al saggio di danza del figlio, esclamano: quelli sono i nostri figli!
Oggi, 20 gennaio 2021, la nostra creatura giunge al suo 3650° giorno di vita, consapevole delle sfide future, ma anche di quelle passate. Chi ha seguito la nostra testata negli ultimi anni avrà notato una programmazione fatta per lo più di suggerimenti escapisti e militanti. Chi ci segue da prima, invece, ricorderà viscerali anatomie d’autore, rubriche tematiche e guide tv appassionate, fino a rammentare una linea editoriale generalista fatta non solo di cinema e serialità, ma anche di musica, arte e teatro. In dieci anni Cinema Errante è mutato insieme ai suoi collaboratori, studiosi dell’audiovisivo che hanno contribuito a rendere la testata il nostro e il vostro spazio libero in cui ritagliarsi del tempo prezioso.
Non ci sarebbe alcuna testata, infatti, se non fosse stato per le oltre 40 penne che, nel tempo, hanno contribuito al patrimonio del sito, insieme a un instancabile e preziosissimo webmaster. E ancora di più, non ci sarebbe alcuna webzine senza di voi, meravigliosi lettori di Cinema Errante. A tutte queste persone: Grazie! Restate con noi, i festeggiamenti continueranno anche nei prossimi mesi.
E ora parliamo di serie…
Le migliori Serie del 2020 – Best of the Year
In una stagione contrassegnata da numerosi stop e starvolgimenti produttivi, la serialità 2020 è riuscita a sfoderare titoli da capogiro in grado di rendere più sopportabili i confini domestici imposti dalla pandemia. E se siete in cerca di un buon rimedio per affrontare il presente, abbiamo 3 parole per voi: Duca–di–Hastings. I nostri colpi di fulmine continuano con…
Giacomo Brotto: We Are Who We Are. Lo show narra la vita di un gruppo di ragazzi all’interno di una base militare USA di base a Chioggia. I protagonisti sono due giovani non conformi (gli ottimi Jack Dylan Grazer e Jordan Kristine Seamón) alla caotica ricerca di un’identità in cui ritrovarsi e in cui canalizzare la propria insurrezione. Un impeccabile racconto adolescenziale che Luca Guadagnino esplora ricorrendo a soluzioni stilistiche estremamente efficaci: lo fa soffermandosi sui dettagli, fissando il tempo, utilizzando un linguaggio, verbale e non, dalla forza dirompente. Particolarmente azzeccata la scelta di ambientare la storia all’interno di base statunitense uniformata e asettica, portavoce di una realtà chiusa e poco rassicurante (lo spauracchio della chiamata al fronte/l’alba della America Trumpiana) da cui allontanarsi, fisicamente e mentalmente, in opposizione al caos dei suoi giovani protagonisti. We Are Who We Are è una serie eccellente che probabilmente farà da ipotesto ai prossimi racconti di formazione queer.
Eleonora Benecchi: The Promised Neverland. Il 2020 è l’anno in cui si è conclusa la serie a fumetti The Promised Neverland di Shirai e Demizu, già trasformata in un film live action (dimenticabile) e in una serie animata (da non perdere). Protagonisti assoluti tre bambini, come in Peter Pan a cui il titolo fa riferimento, ma con un destino tutt’altro che fiabesco e nessun eroe volante che possa salvarli. Meglio così perché la loro decisione di salvarsi da soli sfuggendo a un paradiso che ha le atmosfere dell’inferno scatena la trama di una serie che è un must assoluto. Peter Pan meet The Village meet The Truman Show ma con grafica e atmosfere da manga d’autore.
Elena D’Amelio: Unorthodox è la storia di una rinascita. La protagonista Etsy Shapiro è una giovane donna cresciuta nella rigida comunità chassidica ultra-ortodossa del quartiere di Williamsburg a Brooklyn, dove alle donne non è permesso cantare, scrivere, o suonare musica. Etsy, pur rispettando la comunità e i suoi valori religiosi, non riesce ad adattarsi alle limitazioni imposte alle donne chassidiche e scappa a Berlino, in cerca della madre mai conosciuta, e di sé stessa. La serie tratta temi complessi e difficili – come l’idea di libertà, la religiosità e lo spettro dell’Olocausto in Europa – con sensibilità e rispetto e ci offre personaggi complicati, mai manichei, profondamente umani.
Ilaria De Pascalis: Skam Italia. La stagione dedicata a Sana è scritta con cura e prodotta con grande professionalità; e propone uno sguardo passionale e diretto su questioni radicali come l’amore, la libertà, l’omofobia, il legame con diverse comunità di riferimento, la fede, il razzismo, l’erotismo.
Pier Francesco Cantelli: The Mandalorian. La stagione 2, come la prima, rallenta la trama orizzontale sfruttando al massimo l’attesa con episodi settimanali. Il ritorno allo stile televisivo classico regala singole puntate memorabili, ma anche una leggera frustrazione per un racconto che procede a tratti.
Lucia Tralli: Bridgerton è arrivato sul finale di questo anno così infinito per aiutarci a concluderlo con un po’ di sana evasione. Era ora che qualcunə prendesse sul serio il genere romance e chi meglio di Shonda Rimes, che inaugura così la sua collaborazione con Netflix? Tratto dal primo di una fortunatissima serie di romanzi dedicati alla famiglia omonima nella Londra della Regency Era, questa prima stagione segue il fortunato debutto in società della figlia più grande, Daphne (Phoebe Dynevor), e la sua complicata relazione con il tenebroso-al-punto-giusto Duca di Hastings (Rege-Jean Page). Bridgerton è un godibilissimo passatempo di intrighi amorosi e sociali, in un tempo fuori dal tempo in cui il razzismo sistemico non è (quasi) mai stato qui. E se per qualcuno un duca nero è un problema di veridicità storica ma Taylor Swift suonata al violino agli inizi dell’800 va bene così, non si merita nulla, soprattutto la scena del cucchiaino.
BONUS: Inediti promettenti – Best of the Year: le migliori serie del 2020
Sara Mazzoni: I May Destroy You. Realizzata da Michaela Coel per HBO e BBC One, questa serie sconvolge il dramedy come lo conoscevamo e lo fa volare in una forma nuova. Partendo da un’esperienza reale dell’autrice e interprete, la serie parla di rape culture esplorandone gli angoli più nascosti. È una commedia capace di entrare nell’oscurità.
Cosa manca – Best of the Year: le migliori serie del 2020
Altri show eccellenti: Better Call Saul, Bojack Horseman, Feel Good, The Good Place, The Great, I Hate Suzie, I Know This Much is True, Lovecraft Country, Mrs. America, Never Have I Ever, Normal People, Raised By Wolves, Ramy, Schitt’s Creek, Sex Education, What We Do in the Shadows, Work in Progress; e tante altre…