C’era una volta… Cannes: 5 film 2019 da (ri)vedere
I consigli di Cinema Errante per un'appagante edizione fatta in casa
Dopo aver scoperto i migliori film in streaming, continua il nostro best of con il meglio del Festival di Cannes 2019: da Dolor y gloria a Il traditore, passando per Parasite e Ritratto di una giovane in fiamme, Cinema Errante propone un’appagante edizione casalinga fai da te. Iniziamo da Libertè di Albert Sierra…
Libertè di Albert Serra
Il film più potente di Cannes 2019 è stato presentato nella sezione Un Certain Regard. Stiamo alludendo a Libertè del regista catalano Albert Serra, che prosegue nei suoi viaggi settecenteschi per affrontare le svolte epocali, tra Assolutismo, Illuminismo, Romanticismo, che presiedono al mondo attuale. Serra mette ora in scena il libertinismo sadiano con una crudezza estrema, degna di Pasolini, ma con la capacità di permutare, come la pietra filosofale del suo precedente film Història de la meva mort, gli escrementi in oro, qualcosa di disgustoso in immagini pittoriche. [Giampiero Raganelli]
Dolor y gloria di Pedro Almodóvar
L’8 e 1/2 di Pedro Almodóvar arriva al ventiduesimo film e prende la forma di un’opera metalinguistica dolorosa. Un labirinto di finzione e vita dove l’arte, cinema, teatro ma anche un ritratto, porta a galla gli amori, l’infanzia povera, il rapporto conflittuale con la madre. E si chiude con un ciak. [Giampiero Raganelli]
Parasite di Bong Joon-ho
Palma d’oro a Cannes e vincitore di quattro premi Oscar, Parasite di Bong Joon-ho è il film perfetto sulla lotta di classe, ma è anche un film perfetto e basta. Non manca niente: commedia, tragedia, tecnica ineccepibile e un brano di Gianni Morandi. Sa far ridere in modo esilarante, quando però getta la maschera comica diventa disperato e inesorabile. [Sara Mazzoni]
Ritratto di una giovane in fiamme di Céline Sciamma
Portrait de la jeune fille en feu propone una riflessione su come delle donne possano appropriarsi del desiderio, dello sguardo e della creatività di fronte ai limiti costanti di ruoli sociali e culturali, e lo fa a partire da una configurazione ricchissima del tessuto affettivo, emotivo e soprattutto sensoriale che avvolge le personagge e il pubblico. [Ilaria De Pascalis]
Il traditore di Marco Bellocchio
Tommaso Buscetta riletto da Bellocchio come il ribelle che tradisce la famiglia, e il salto nel vuoto è quello di Falcone nella macchina nell’esplosione. Con respiro lirico, verdiano, il film racconta il passaggio tra la vecchia e la nuova mafia come l’imbarbarimento capitalista dell’intera Italia. [Giampiero Raganelli]
BONUS 2018: Border di Ali Abbasi
Film che mescola giallo scandinavo e realismo magico, Border ha vinto la sezione Un Certain Regard del festival di Cannes nel 2018. Abbasi lo ha scritto assieme a Isabella Eklöf (regista di Holiday, un altro film nordico degno di attenzione) e a John Ajvide Lindqvist, l’autore horror sul cui romanzo era basato Lasciami entrare. Anche Border è tratto da un racconto di Lindqvist, ma la sua trasposizione in immagini lo rende ancora più potente. Non è una storia di maternità; o meglio, non è una storia di maternità come ce la possiamo figurare solitamente. Il suo merito in questo campo è mostrarci un sovvertimento delle aspettative sul gender dei personaggi, che per esempio possono avere la vagina anche se sono maschi villosi. La deriva fantasy, legata anche qui al tema della riproduzione, fa sì che una semplice mestruazione possa trasformarsi nel simulacro di un bambino, mettendo in scena genitorialità che arrivano nei modi meno prevedibili. Non è un film transfemminista e questo trapela dal suo modo di gestire la materia, ma come opera weird è quanto meno originale. [Sara Mazzoni]