Serie TVdiIlaria A. De Pascalis,22 Novembre 2018
Charmed – Streghe: Recensione
Il reboot della serie cult di fine anni Novanta sbarca su The CW
Tremate, tremate! La frenesia di reboot, sequel e riprese che sta coinvolgendo le industrie statunitensi non si ferma, e nelle ultime settimane ha visto la messa in onda del reboot di una delle serie cult della fine degli anni Novanta, ovvero Charmed – Streghe (The WB, 1998-2006).
Dopo un tentativo fallito portato avanti da CBS nel 2013, tocca a The CW il compito di rinnovare la serie prodotta da Aaron Spelling. Il network la affida a una delle sue showrunner di punta, Jenny Snyder Urman, già ideatrice della splendida Jane the Virgin (quest’anno alla sua ultima stagione: della sua originalità abbiamo parlato qui e qui).
L’operazione è perfettamente in linea con la politica della rete, il cui brand refresh nel 2016 aveva portato allo slogan dare to defy. The CW vuole insomma farsi portatrice di inclusività e apertura a tutti i possibili modelli identitari, sconfiggendo stereotipi e pregiudizi di ogni sorta. E Charmed – Streghe rientra programmaticamente in questa politica, trasformando la “sorellanza (post)femminista” della fine degli anni Novanta in una presa di posizione politicamente più esplicita e consapevole, e attenta ai principi dei femminismi intersezionali. Certo, l’implicazione che le stagioni precedenti non fossero poi così intrise di femminismo ha infastidito le attrici-produttrici, e in particolare Holly Marie Combs, che aveva interpretato Piper.
Una polemica più problematica ha invece riguardato alcune scelte di casting: pubblicizzato nell’anno passato come show incentrato sulla rappresentanza di appartenenze etnico-culturali molteplici, con la condivisione della madre latina e tre padri diversi, vede solo una delle tre attrici principali di origine latina (Melonie Diaz nel ruolo di Mel, esplicitamente femminista e lesbica, oltre che molto arrabbiata). L’interprete della sorella maggiore è invece afro-caraibica-caucasica (Madeleine Mantock, nel ruolo della giovane scienziata Macy) e la terza caucasica (Sarah Jeffrey che interpreta Maggie, la sorella più giovane e insicura). Questi aspetti problematici, assieme all’uso di una scrittura che nel pilot è un po’ troppo meccanica e talvolta semplificata, hanno portato un certo sconcerto nel fandom. Ciò nonostante, Charmed – Streghe mette comunque in scena una famiglia e una sorellanza multietniche, e ha ancora tempo per produrre la complessità.
Gli aspetti meno convincenti di questo primo episodio di Charmed – Streghe restano: un uso un po’ ridondante degli slogan politici femministi che raramente penetrano nell’ideologia profonda della messa in scena; e le criticità portate dal mansplaining del personaggio di Harry (Rupert Evans), il whitelighter (angelo bianco nella vecchia traduzione italiana) britannico e poco incline a dare valore al consenso delle donne che gli sono affidate.
Questo non vuol dire però che Charmed – Streghe non sia uno show ricco di punti di interesse e di aspetti divertenti. La caccia al demone della settimana resta una fonte di grande piacere, e gli episodi stanno via via tessendo una tela intrigante nel racconto della lotta fra bene e male. I dialoghi si fanno più credibili, man mano che le personagge si costruiscono secondo caratteristiche più sfumate, lasciando emergere aspetti molteplici della loro personalità. La serie promette dunque una futura articolazione di tensioni fra i vari personaggi non scontata.
Inoltre, che si sia scelto programmaticamente di graffiare la superficie uniformemente bianca ed eteronormativa delle stagioni passate, e che si parli esplicitamente di femminismi, intersezionalità, consenso e posizionamenti sovversivi, sono comunque valori aggiunti a una serie fantasy sempre leggera e intelligente.
Ilaria D. | ||
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