Annientamento (Annihilation) di Alex Garland è un film di fantascienza uscito direttamente su Netflix in quasi tutto il mondo, nonostante sia un film di medio budget concepito per essere visto in sala. Non è un b-movie, come nella tradizione direct-to-video, ma un film realizzato con grande cura, visualmente sorprendente. Si potrebbe collocare a metà strada tra opere come Under the Skin e Arrival, con un’abbondante dose di psichedelia.

Annientamento Annihilation Alex Garland

Dall’Annientamento di VanderMeer a quello di Garland

Annientamento è tratto dall’omonimo primo romanzo della trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer (2014), ideale punto di arrivo del genere New Weird. Garland ne restituisce l’atmosfera, remixandone immagini e suggestioni. Entrambi raccontano il viaggio in una dimensione aliena apparsa misteriosamente sul nostro pianeta e ora in espansione: è l’Area X, incomprensibile e minacciosa, che contamina i personaggi. Il libro di VanderMeer è pervaso da un’ambiguità mai risolta, che mette in discussione la percezione della realtà proposta dall’io narrante della protagonista. L’Annientamento di Garland sceglie una strada diversa, puntando sul senso di aberrazione provocato dall’immersione nella natura dell’Area X. È tutto sublime, terrificante, mostruoso, soprattutto grazie al world building e all’impatto visivo del film.

Nell’Annientamento cinematografico, la curva dell’orrore weird cresce dall’inizio alla fine. Parte con la tensione di un thriller delle percezioni, in un mondo ordinario che per la protagonista Lena (Natalie Portman) è già un mondo capovolto: stravolto dal lutto, viene sovvertito ancora una volta dal ritorno del marito creduto morto. Garland lo racconta sottolineando come l’esperienza di Lena sembri già dai primi minuti l’allucinazione di una normalità ormai alterata. Ma dopo questo evento scatenante, tutto attorno a lei diventa sempre più strano e spaventoso, fino a raggiungere momenti terrificanti (la creatura che grida) per poi svoltare oltre la paura e la ragione nel territorio psichedelico dell’assurdo.

Annientamento Annihilation Alex Garland

Art house, genere e nuovi linguaggi

Un critico di IndieWire ha twittato che Annientamento è come se Björk avesse diretto un remake di The Abyss. C’è in effetti un nesso visivo tra estetica e contenuti del film e quelli di certi video dell’artista islandese. Garland ha usato un linguaggio imprevedibile che fonde il film art house a una solida narrazione di genere – i suoi 3 punti di riferimento cinematografici sono stati Stalker, Southern Comfort e Apocalypse Now.

La sceneggiatura in alcuni brevi momenti diventa didascalica, non tanto nel sottolineare quello che stiamo vedendo, quanto nel voler servire i temi del film già decodificati – forse per paura di risultare troppo criptica (timore motivato dalle vicissitudini produttive, come vedremo). Sembra quasi che a Garland non interessi andare per il sottile, coi suoi personaggi e la loro storia, e che voglia sbrigarsi in fretta le faccende legate alla narrazione tradizionale. Elenca alla svelta le motivazioni dei vari personaggi, si sofferma un po’ di più sul patema di Lena, solo perché è la protagonista e a una sceneggiatura questo si richiede.

È un tipo di scrittura che fa storcere il naso a molti, ma andrebbe rivalutato proprio in relazione alla ricerca di nuovi linguaggi che rompano con le convenzioni. Possiamo accettare che gli umani non siano poi così importanti nelle loro specificità, in questa storia? E non ha senso chiedere a Garland perché la squadra sia formata soltanto da donne: ha ragione il regista quando afferma che non ci sia bisogno di discuterne a tutti i costi all’interno del film. Tant’è che ai fini della trama risulta irrilevante il gender dei personaggi: ecco, il punto è proprio quello.

Annientamento Annihilation Alex Garland

Biologia aliena, pulsioni di morte

Quello che interessa davvero a Garland è il viaggio senza ritorno di queste donne, non le ragioni per cui hanno scelto di intraprenderlo. Si collega direttamente al tema esplicitato dal film: la nostra biologia contiene i semi della sua stessa autodistruzione – non c’è bisogno di un “buon motivo” per provare una pulsione di morte. Siamo tutti attratti dall’Area X. Garland e VanderMeer hanno raccontato di una vita che avanza incurante di tutto, anche dell’altra vita, e del suo rovescio nell’autodistruzione insita alla vita stessa.

Garland usa il cancro come metafora perché rappresenta la mutazione della morte dentro la vita. Mette in evidenza Lena che legge La vita immortale di Henrietta Lacks proprio perché quel libro parla di cellule tumorali sopravvissute alla loro stessa proprietaria, così potenti da proliferare ancora oggi nelle mani degli scienziati. Ma Annientamento non è una metafora del cancro. Quello a cui arriva è un discorso puramente weird, quello che motivava l’orrore lovecraftiano, ossia la somma indifferenza del cosmo. La biologa protagonista della storia ha scoperto una nuova realtà, aliena, che non ha connotazioni positive o negative; è soltanto incomprensibile. Come tutta la vita, fa quello che deve fare: prolifera. Anche a discapito di tutto il resto, ma non c’è nessuna lezione morale in tutto questo – a scanso di equivoci, Lena stessa afferma che la forma di vita aliena non sapeva nemmeno che lei fosse lì, quando ci si è trovata faccia a faccia.

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Perché Annientamento è finito direttamente su Netflix?

La peculiarità più discussa di Annientamento riguarda la sua distribuzione internazionale direttamente su Netflix. Il film è stato prodotto con quello che si considera un budget medio (40 milioni di dollari secondo Box Office Mojo). È stato concepito per la distribuzione in sala, ma la Paramount all’ultimo momento ha preso una decisione diversa, stringendo un accordo con Netflix. Dopo i test screening, il timore espresso dal produttore David Ellison era che il film fosse troppo complicato e intellettuale per stimolare una forte risposta del pubblico. È stata fatta la richiesta di rendere più “gradevole” il personaggio della protagonista e di cambiare la parte finale; Garland e un altro produttore, Scott Rudin, avevano però diritto al final cut, e hanno rifiutato le modifiche. La soluzione trovata dalla Paramount è stata l’accordo con Netflix.

Questo compromesso ha scontentato Garland, non a torto: il film è uno spettacolo visivo che meriterebbe la fruizione sul grande schermo, che invece è stata possibile soltanto in USA, Canada e Cina. In tutto il resto del mondo, lo guardiamo a casa. Per fortuna, però, quello che vediamo è rimasto coerente con le decisioni ardite di Garland. Annientamento è un film molto particolare, proprio perché corre dei rischi. D’altra parte, Garland è quello che dichiara di avere perso soldi con la maggior parte dei suoi film recenti (compresi quelli scritti ma non diretti da lui), eccetto Ex Machina, e di non capire perché i suoi progetti continuino a essere finanziati. «I think it’s because I trick them. I think it’s because I write genre and people see the genre and think, “Oh yeah, maybe this is mainstream.” And then I make it and they go, “Oh, Christ”».

Nonostante le vicissitudini di Garland, Annientamento è un tassello importantissimo nella filmografia di un autore in continuo miglioramento. Il tempo ci dirà se ci siamo trovati davanti a un un nuovo classico del genere e se la pratica del direct-to-Netflix diventerà normale anche per film di alto profilo (per i mid-budget di fantascienza lo è già, vedasi Mute e The Cloverfield Paradox). Annientamento è un oggetto ingombrante che non doveva arrivarci in questo modo, guardatelo sullo schermo più grande che possedete.

Sara M.Davide V.
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