Le migliori Serie TV del 2017
Il best of seriale di Cinema Errante
Nella stagione del revival di Twin Peaks – che gioca in un altro campionato rispetto a tutto il resto (dell’universo)! – e della consacrazione di The Handmaid’s Tale, mai come quest’anno è stato difficile individuare “le migliori serie tv“. Da BoJack Horseman a Dark, proviamo a riassumere un’annata di altissimo livello. I nostri show preferiti del 2017 sono…
Eugenio De Angelis: Bojack Horseman – Stagione 4. Non solo rimane attualissimo mantenendo la solita qualità satirica e drammatica, ma contiene anche il miglior singolo episodio del 2017. Time’s Arrow (ep.11) è un viaggio nerissimo nella memoria e nella psiche umana, un’opera d’arte che sfrutta l’animazione per spingersi dove attori in carne e ossa non potrebbero.
Eleonora Benecchi: The Marvelous Mrs. Maisel. Non sono abitutata ai colpi di fulmine con le serie TV, ma al primo incontro con Miriam “Midge”, (apparentemente) perfetta mamma e moglie di ricca famiglia ebrea con imperfette aspirazioni da comica, è stato amore a prima vista. Sarà anche perché la comicità di Maisel è animata dai dialoghi perfetti di Amy Sherman-Palladino. Da non perdere.
Davide Vivaldi: Marvel’s The Punisher. Una serie dai toni asciutti, brutale, avvincente e piena di riferimenti all’attualità, in cui l’iconico vigilante con il teschio sul petto, nella sua guerra personale, mostra il suo lato umano, grazie anche a un Jon Bernthal capace di interpretarne la ferocia omicida ma anche la disperazione di fondo.
Giacomo Brotto: Sense 8 – Stagione 2. La fantascienza delle sorelle Wachowski ancora più identitaria, coraggiosa e tamarra. Lode ai fan che hanno preservato con successo uno degli universi queer più ambiziosi di sempre. In attesa dello speciale conclusivo, fatevi travolgere da un racconto in grado di espandere l’immaginario collettivo.
Ilaria De Pascalis: The Handmaid’s Tale. Una serie che riesce a mostrare le strutture di controllo e produzione dei soggetti, senza semplificare i livelli di violenza del patriarcato. Ma la lotta dell’Ancella è anche contro un modello politico ordinato, a suo modo rassicurante: la sfida è creare comunità alternative attraverso la differenza come valore. Menzione speciale a Twin Peaks, delirio ossessivo e spaventoso sulle origini del Male.
Gualtiero Bertoldi: American Vandal. Quando il mockumentary e il postmoderno metanarrativo pigiano sull’accelleratore e sfondano dall’altra parte, diventando un’operazione serissima e disvelatrice, che riflette sulle conseguenze sociali e individuali delle nuove tecnologie. Tutto a partire da dei cazzi disegnati su delle auto.
Lucia Tralli: Glow. I colori fluo, le tutine e le performance stonate delle Gorgeous Ladies of Wrestling sono il cuore di una serie che colpisce per l’empatia con cui esplora le relazioni tra donne (e uomini) in cerca di riscatto. Una storia di vere donne guerriere e dell’improbabile arena dove iniziano a brillare.
Sara Mazzoni: Dark. Il viaggio nel tempo è una delle cose più belle che (non) esistano. Siamo tutti viaggiatori temporali, condannati a procedere solo in avanti. Dark è il rompicapo perfetto, sfrutta i paradossi più classici, quelli che ti fanno chiedere se davvero whatever happened, happened. Per fan di Lost e Westworld.
BONUS oltre gli sche(r)mi…
Giusy Palumbo: Un posto al sole. È iniziato per gioco, dopo Blob la tv restava accesa, partiva la sigla, con quella mezza giravolta degli attori per presentarsi, tutto molto rassicurante. Ormai è l’unica serie che seguo, anzi mi segue, mi perseguita. Queste si che sono cose strane.
Chiara Checcaglini: Twin Peaks: The Return. 25 anni dopo è tutto uguale e tutto diverso a Twin Peaks e nel resto dell’America. Lynch e Frost riescono nell’incredibile impresa di reinventare il mito, tra affettuosissima nostalgia e visionarietà sperimentale, tra l’orrore della genesi di Bob e un salvifico caffè.
Giampiero Raganelli: Twin Peaks: The Return. Evento epocale per quanto riguarda le immagini in movimento. David Lynch e Mark Frost tornano nella piccola comunità montana, dove albergano mostri. E ora Twin Peaks si replica e propaga come un bubbone sul suolo americano, risalendo alla genesi, un’esplosione atomica, dell’universo malato lynchano.