Twin Peaks 2017: la tv di David Lynch oggi
La serie culto vive il suo presente nella première della terza stagione
[Attenzione: l’articolo contiene lievi spoiler sulla première di Twin Peaks 2017]
«Questo è il futuro o è il passato?», domanda l’uomo con un solo braccio all’agente Dale Cooper. Siamo nel 2017 e ci troviamo nella Loggia Nera, nel primo episodio della nuova stagione di Twin Peaks. La domanda è legittima. La risposta di David Lynch è ancora più semplice: questo è decisamente il suo presente.
Sì, perché la terza stagione di Twin Peaks è proprio quello che deve essere: il proseguimento di una storia interrotta nel 1991, 26 anni fa – 25, nella trama di queste due nuove puntate, per non disattendere quanto dichiarato da Laura Palmer nel finale della seconda stagione: «Ci rivedremo tra 25 anni». Non siamo in un reboot. Siamo nell’universo narrativo di Twin Peaks, ritroviamo i suoi personaggi invecchiati, ne incontriamo di nuovi. Ma non è stato premuto un reset button per far uscire Dale Cooper dalla pessima situazione in cui si trovava nel 1991. Anzi.
Siamo in un presente che è figlio del passato, sia nella vicenda, sia nella sua rappresentazione. I titoli di testa riprendono quelli di 26 anni fa. Li riprendono, ma non sono uguali. Hanno lo stesso font, smaccatamente datato – d’altra parte, è talmente iconico che sarebbe impensabile usarne un altro. Coerente con la sua stessa estetica, Lynch sa modificarla contestualizzandola in un presente televisivo che è figlio suo. Dal passato arrivano i momenti più aderenti alla serie che fu, se non al Lynch più antico e sperimentale: l’albero parlante, gli effetti speciali vecchia maniera sugli spiriti della Loggia Nera. Se ne va il focus esclusivo sulla cittadina di Twin Peaks così come vanno via, per ora, le atmosfere da soap e la comicità dell’assurdo – anche se intravediamo la possibilità di un romanticismo patinato nell’ultima sequenza, sulle note lynchanissime dei Chromatics. E Lynch, si sa, ha un umorismo perverso che difficilmente scomparirà del tutto.
La terza stagione è spesso notturna, ha toni cupi, un linguaggio hardboiled contaminato da una metafisica dell’assurdo affine a quella della fantascienza televisiva odierna, quella che fa capolino in serie influenzate dallo stesso Twin Peaks, come The OA, The Leftovers, Fargo. I ritmi lenti creano una suspense rarefatta, ancora una volta interrotta dalla ferocia che da sempre caratterizza i momenti più horror della serie. Cruda, a tratti violenta in modo disturbante (se ne parla su Indiewire), la Twin Peaks di oggi riprende lo stesso immaginario portandolo sugli schermi di televisori, smartphone e pc con uno stile visivo più prossimo a un Lynch puramente cinematografico.
La première di Twin Peaks 2017 è proprio come dovrebbe essere: sa lasciar andare quello che aveva senso nel 1990, rafforzandosi attorno ai tratti distintivi di un autore che, vi piaccia o meno, ha fatto la storia del cinema e della televisione. Speriamo che continui con questa attitudine. «The stars turn and the time presents itself», dice la compianta Log Lady a Hawk, «Watch carefully».