Guida alle Serie TV Amazon Prime Video
Da Fleabag a Transparent, alla scoperta del catalogo Amazon
Assuefatti allo streaming? C’è un nuovo pusher in città: Amazon Prime Video. E adesso? Cinema Errante ha selezionato cinque buone ragioni per continuare il vostro aggiornamento giornaliero in “Teorie e tecniche del binge-watching”. Iniziamo dalla F di Fleabag…
Qualcuno l’ha definita la serie più femminista che c’è. È vero che il narcisismo patetico e adorabile della protagonista ricorda qualche privilegio narrativo maschile; ma non basta a rendere uno show “più femminista” degli altri. È un buon inizio, però. Fleabag ha toni sarcastici, un (falso) cinismo che tende alla cupezza e una vena comica capace di reggere tutto. Come in molte serie british, pochi episodi e montaggi sincopati danno un ritmo sostenuto. La raccomandiamo perché è un bel dramedy.
Amori e capricci del direttore d’orchestra Gael García Bernal, visti e vissuti dalla giovane oboista Lola Kirke (la vera sorella minore di Jessa di Girls). Lo show non risparmia i cliché “genio e sregolatezza” del caso, ma offre anche molte risate e una continua dichiarazione d’amore per la musica classica. È la serie creata da Roman Coppola assieme all’attore Jason Schwartzman e al regista di Broadway Alex Timbers. Piacevole e disimpegnata, da bingiare spensierati.
Un improvvisato scambio d’identità permette a un truffatore di scappare dalle grinfie di un gangster. Le tipiche dinamiche da con-artist movie fanno da sfondo a un dramedy simpatico e dall’ottimo cast. Nulla di rivoluzionario, sia chiaro, anche se qualcosa di nuovo c’è: Bryan Cranston nel ruolo di showrunner. Il suo villain senza scrupoli riporta in auge amatissimi evergreen quali Bryan che fa le faccette, Bryan che fa i monologhi, Bryan che fa lo stronzo. Per molti è già più che sufficiente.
Giappone e Germania si spartiscono gli Stati Uniti, ma le misteriose bobine dell’Uomo nell’alto castello potrebbero sovvertire le sorti della resistenza. Adattamento piuttosto libero e fin troppo edulcorato del romanzo di Dick, conserva l’innegabile fascino dei mondi ucronici e una serie di sottotrame ben integrate che si sviluppano su più livelli per alimentare il binge watching. Sui volti perfetti di protagonisti ai quali è difficile affezionarsi svetta l’Obergruppenführer Smith, magnifico cattivo.
Il coming out come persona transgender di Maura influisce non solo sulla sua vita, ma anche su quella di familiari e amici, in particolare dei figli Sarah, Josh e Ali. È vero, soprattutto all’inizio Transparent racconta le difficoltà della transizione dall’unico punto di vista del white privilege, ma rimane una serie fondamentale sui temi delle identità di genere e degli orientamenti sessuali, che esplora senza categorie e giudizi, con una scrittura eccellente e un cast in stato di grazia.
Per quelli che “viva gli zombie!” senza se e senza ma.
Scritto da Chiara Checcaglini, Eugenio De Angelis, Giacomo Brotto e Sara Mazzoni.