EditorialediBlogger Erranti,6 Febbraio 2015
Verso Sud, dove la rete non s’aggroviglia
Per qualche strano motivo tutto ciò che viene prodotto dal web, viene visto dagli altri media con diffidenza. Come i giornali parlano di tv, la tv di cinema, la radio di tv e così via, tutto ciò che nasce e si sviluppa sul web difficilmente trova spazio di analisi. Sembra che i media “tradizionali” abbiano adottato solo twitter come spazio di confronto e comunicazione diretta, scordandosi che c’è un mondo là fuori che con il web si esprime, fa tendenza, trova nuovi (spazi) pubblici.
Con snobismo davvero fuori tempo massimo, i cosiddetti fenomeni del web diventano degni di menzione solo quando scoperti da altri media. E così, dopo aver conquistato views con numeri da prima serata, “gente” come Il Terzo Segreto di Satira o The Pills diventa meritevole di menzioni solo perché accolti dalla tv.
Nella corsa alla Presidenza della Repubblica Giancarlo Magalli ottiene milioni di voti in un sondaggio online grazie alla partecipazione al video Face Off di The Pills e il gotha del quotidiano che ha proposto il sondaggio in questione cade dalle nuvole. Il film di Maccio Capatonda Italiano Medio sbanca i botteghini cinematografici contro ogni scommessa da critico. Allo scorso Roma Web Fest erano davvero in tanti i fan rimasti in coda per ore pur di incontrare i The Jackal, anche solo via Skype.
Segno che il pubblico del web non è passivo e pigro (leggesi: non esce di casa apposta per seguire quello che può vedere su uno schermo mobile). Tutt’altro: si tratta in realtà di un normale pubblico che subisce il fascino dei propri beniamini, secondo le normali regole dello star system. E come tale bisognerebbe cominciare a considerarlo, smettendola di considerarlo un corpo estraneo, una nicchia che agisce nell’ombra o una strana anomalia.
A onor del vero ci vengono in mente due eccezioni degne di nota: Gianni Canova indicava Il Terzo Segreto di Satira tra gli autori del futuro su un numero di Micromega di un paio d’anni fa, mentre in Boyhood il giovane protagonista si rappresenta anche tramite le visualizzazione di un video di Funny or Die. Ma forse non è il caso di aprire il capitolo estero, altrimenti il confronto sarebbe impari.
In fondo siamo nel Paese in cui c’è ancora un dibattitto in corso sull’autorevolezza dell’informazione online, dove gli enti pubblici hanno paura di digitalizzare e si fanno fregare i soldi di tutti da sistemi informatici pesanti e impossibili da usare. Ma siamo fiduciosi che un giorno si andrà verso sud al pregiudizio digitale e si torni a pensare che a ogni storia appartiene un formato, un supporto e la possibilità di occupare nuovi territori.
Scritto da Sara Sagrati.