Breaking Bad 5×14: la recensione
Ozymandias, scritto da Moira Walley-Beckette e diretto da Rian Johnson, si apre con un flashback: Walt e Jesse ai loro primi esperimenti “di cucina”, mesi prima, nel medesimo luogo del deserto in cui si è concluso, in cliffhanger, l’episodio precedente, To’hajiilee. Poi alcune dissolvenze ci riportano al presente della narrazione, in cui si sentono gli ultimi colpi di arma da fuoco della sparatoria che ha lasciato tutti con il fiato sospeso.
Nel terzultimo episodio della serie, Walt, pur sempre protagonista, rimane quasi personaggio minore, rispetto alle altre figure dell’intreccio: vediamo perché. Innanzitutto non si può non dedicare Ozymandias alla memoria di Hank: Gomez è morto fuori campo – nell’ellissi tra un episodio e l’altro – e il cognato di Walt viene ucciso a sangue freddo – ripreso da lontano, con un campo lungo del deserto – da Jack, nonostante l’offerta degli 80 milioni di dollari sotterrati nelle vicinanze.
Jesse, poi: il ragazzo viene “condannato a morte” da Walt, che non può perdonare il suo tradimento e gli rivela inoltre l’ultimo segreto che li divide (ha lasciato morire Jane, la sua ex ragazza, anche se avrebbe probabilmente potuto salvarla, in 2×12, Phoenix). Ritroviamo Pinkman torturato e pestato a sangue in una botola nel covo di Jack, prima di essere legato a una catena, ridotto ormai a una bestia maltrattata, e costretto a cucinare con l'”amico” Todd, davanti a una foto di Andrea e Brock, non velata minaccia a continuare a compiere il suo “dovere”. Il forse ultimo saluto a Jesse Pinkman è un suo primo piano, con il volto insanguinato e deturpato, e uno sguardo allo stesso tempo terrorizzato, per la sorte di Andrea e del figlio, e forse deluso, per non essere stato definitivamente liquidato.
Ci troviamo di fronte anche all’episodio della definitiva e irrecuperabile divisione familiare. Marie, convinta che Hank sia vivo e Walt arrestato, convince Skyler a rivelare tutta la verità al figlio, che ha il diritto di sapere (la verità viene rivelata all’incredulo ragazzo fuori campo): il lungo “faccia a faccia” tra le due sorelle, nell’ufficio dell’autolavaggio, è la conferma conclusiva che tra loro ormai nulla sarà più come prima.
Dopo la rivelata morte di Hank, niente può far riavvicinare Walt alla sua famiglia; un’inquadratura, in particolare, segna la rottura: madre e figlio, per terra, terrorizzati, inquadrati dall’alto, mentre Walt Jr. protegge con un braccio Skyler, ferita dopo la colluttazione con un coltello con il marito. Ed è proprio il figlio, spaventato ma determinato, a chiamare la polizia, chiudendo metaforicamente la porta in faccia al padre.
Il freddo Heinsenberg perde la testa e compie l’estremo gesto, imperdonabile, di rapire la piccola Holly (l’unica della famiglia a non averlo abbandonato, ma solo perché inconsapevole): è quasi patetico il suo tentativo di “essere un buon padre”, mentre le cambia il pannolino in un bagno pubblico, per poi tornare lucido e umano, al malinconico e triste richiamo della piccola che chiama “Mama”. Walt, anti-eroe, dopo un commovente primo piano e un ultimo affettuoso abbraccio, abbandona Holly al sicuro, in un’autopompa dei vigili del fuoco, loro sì, veri eroi.
Poi l’ultimo regalo alla sua famiglia: una telefonata a casa (ascoltata anche da Marie e dalla polizia), che in qualche modo scagiona Skyler e la solleva da ogni responsabilità. Walt ostenta ed esalta la sua lucida follia, si dimostra rabbioso, minaccioso, feroce, lascia intendere di aver costretto la moglie a tacere; un ambiguo “I’m sorry” è la risposta di Skyler, forse in realtà dispiaciuta perché nessuno dei loro progetti è andato a buon fine.
L’ultima inquadratura è un silenzioso campo lungo, che dipinge Walt mentre si allontana in auto, pronto a ricominciare una nuova vita, latitante, sotto un’altra identità fornita dalle conoscenze di Saul.
Ozymandias – scritto come sempre egregiamente – è in conclusione un episodio cardine, sia nello sviluppo dell’intreccio generale dell’opera, prossima alla conclusione, sia nell’evoluzione dei singoli personaggi, alcuni dei quali vengono “terminati”. Il tragico e a tratti commovente avvio all’epilogo – anticipato dai precedenti flashforward – è segnato.
Scritto da Luca Pasquale.
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