Venezia 70. Walesa – Man of Hope: la recensione
In un freddo pomeriggio del 1981 Oriana Fallaci incontra nel suo appartamento di Danzica Lech Walesa, l’uomo più famoso dell’epoca, e resta stupita dal fatto che il leader di Solidarnosc abbia accettato di vivere nell’alloggio che il governo che lui stesso contrasta gli ha assegnato. “Che uomo è?” si domanda. È subito scontro: la forte personalità della Fallaci si confronta col carattere testardo e focoso di Lech. Così Andrzej Wajda sceglie di presentarci l’eroe della rivoluzione pacifica di Solidarnosc, Lech Walesa, nel suo ultimo film, presentato come evento speciale a Venezia 70, Walesa – Man of Hope. Comodamente seduto su una poltrona mentre fuma una sigaretta, Lech risponde alle domande della giornalista più scandalosa e intrepida al mondo dopo l’episodio del chador sbattuto in faccia a Khomeini.
Anche attraverso l’ausilio di immagini di repertorio dei cinegiornali filo-sovietici che esaltavano l’aumento della produzione di generi alimentari mentre la gente non riusciva a sfamarsi, Wajda ricostruisce la storia politica di Lech Walesa. A partire dalla prima incarcerazione quando la moglie Danusa stava per dare alla luce il loro primo figlio – seguiranno altri cinque pargoli – e verrà scagionato perché fu tra i pochi a cercare di sedare la rivolta. Alle nuove gravidanze di Danusa si accompagneranno nuove incarcerazioni. Ogni volta Lech le lascerà la propria fede e l’orologio, più come materia di scambio per ottenere denaro in sua assenza che come pegno d’amore. Il regista è abilissimo a consegnarci non solo il ritratto di un leader carismatico che ha fatto la storia del suo paese, ma anche le debolezze di un uomo e di una sposa privata della serenità del nido familiare e della presenza del suo compagno. Non sempre sarà facile stare dietro all’intraprendenza e alla generosità di Lech, che ben presto diviene uomo di tutti, fratello di un intero popolo, per cui anche la vicina che litiga col marito va a chiedere aiuto a Walesa per fare pace. L’interpretazione appassionata e schietta di Robert Wieckiewicz dà vita al personaggio di Walesa, un uomo dalla rabbia incontenibile che impara a controllare col cervello, un leader dotato di quella furbizia dei semplici che è immediatezza di comprensione della realtà e preveggenza. Walesa sa bene che l’oppressione sovietica sta crollare e comprende che solo con l’unità della sua gente e la solidarietà fra uomini riuscirà a cambiare il suo mondo. A controbilanciare Wieckiewicz c’è Maria Rosaria Omaggio che costruisce il ritratto fedele e ben modellato di una sanguigna Oriana Fallaci.
Una biografia che non cade mai nella celebrazione cieca e adorante quella di Waleza e che grazie a un cast di attori superlativi ci racconta una storia di speranza e di riscatto, quella che è anche la nostra Storia.
Scritto da Vera Santillo.
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Davide V. | ||
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