Mad Men 6×09: la recensione
“The Better Half“, scritto da Matthew Weiner e Erin Levy, riprende anche nel titolo il tema del doppio introdotto nelle puntate precedenti, focalizzandolo però soprattutto sul lato femminile, ovvero la “dolce metà” – come la nostra lingua stolidamente impone. La trama mette l’accento sulle vicissitudini di Megan Draper, in difficoltà sul set e a casa; sulle angosce urbane di Peggy Olson, che sfociano in una crisi di coppia; e, soprattutto, sulla nuova versione di Betty Francis, fisicamente somigliante a Betty Draper, ma molto più sicura di sé.
Megan, Betty e Peggy sono le tre donne che Don Draper considera sue. Se delle vecchie abitudini che aveva con Betty è rimasta soprattutto la litigiosità (per lo meno fino a questo episodio), nel caso di Megan e Peggy non sono mancate le scenate di gelosia. Don è persino più apprensivo nei confronti di Peggy di quanto non lo sia verso la moglie, caduta nel dimenticatoio da quando ha ottenuto il successo per cui si struggeva nella quinta stagione. Don non riesce ad accettare l’evidente affezione che Peggy ha per il nuovo mentore Ted Chaough, e la punzecchia allo sfinimento nel tentativo di ravvivare l’antica fiamma di fedeltà al marchio Draper (“Esistono il giusto e lo sbagliato!”; e il giusto, ovviamente, è lui). Partendo da questo assunto, Peggy sottolinea la diversità di Ted rispetto al supposto gemello Don (“Siete la stessa persona, certe volte, la differenza è che a lui interessa trovare l’idea, a te invece interessa la TUA idea”); diversità che però Don, piccato, rigetta: “Anche a lui interessa la sua idea. Non farti prendere in giro”. Don sta dicendo a Peggy che non vale la pena perdere tempo con Ted perché, in fondo, Peggy non si è mai emancipata per davvero, le sue scelte hanno portato cambiamenti fasulli; e allora tanto vale restare fedele al Don originale. Don, paradossalmente, afferma di essere uguale a Ted per abbassare Ted; ma in realtà ciò di cui vuole convincere Peggy è che Ted sia soltanto un’imitazione pallida e sfocata dell’unico e del solo Don Draper, mentore dal 1960. Quello che Peggy scopre durante l’episodio è che almeno la prima parte del sillogismo è vera: Ted Chaough è capace di ridurla ai minimi termini quanto Don, che però non l’ha ancora convinta a tornare a capo chino all’ovile; la sua logica rimane ancora troppo fallace.
Nel frattempo il degrado urbano ha avuto la meglio su Peggy e il suo radicale fidanzato Abe. Spari nella notte, vetri rotti, rapine a mano armata: questo il quadro che riduce Peggy all’isteria. Siamo da tempo nel carnevale di Mad Men, e infatti, sempre sui toni del ridicolo volontario, Peggy accoltella Abe per errore, decretando la fine della loro frusta relazione (“Mi spiace, ma sarai sempre il nemico”, dirà lui contorcendosi sulla lettiga). Le sirene dell’ambulanza e della polizia sono la colonna sonora di più d’una conversazione tra Don e Megan, che evidentemente non sono del tutto al sicuro nemmeno nell’Upper East Side, in quell’appartamento dove qualcuno si è già introdotto furtivamente mentre i bambini dormivano. Megan è impressionata nell’apprendere che la sua collega Arlene ha attraversato il West Side a piedi per andarla a trovare. Poco dopo, Arlene darà prova di tutta la sua temerarietà tentando di insidiare Megan, con una performance comica per la sua caparbia insistenza. In parallelo, Peggy viene approcciata da Ted con un discorso che genererà conseguenze più che altro legate al piano delle idee (quelle che interessano tanto a Ted), mentre Betty si confronta in modo più consistente con il solito Don seduttore.
Ma è proprio così che funziona la tattica di Don, stavolta? O piuttosto è Betty a condurre il gioco? In questa puntata la vediamo agire fuori dagli schemi abituali. È diventata la gemella cattiva della se stessa di un tempo, quella povera Betty Draper tanto bistrattata, che cercava goffamente la vendetta con fantasie erotiche sopra alla lavatrice e poi nello squallore del suo unico vero tradimento al bar. La trasformazione fisica di Betty da Draper, giovane, bionda e carina, a Francis, cicciona, bruna e amareggiata, è stata cancellata seccamente nello scorso episodio. Più che dalle terribili diete o dal parrucchiere, l’improvviso cambiamento arriva con un netto colpo di spugna della sceneggiatura che, ammiccando agli spettatori, sembra voler dire: “Rieccola. L’avevamo messa in pausa. Ora ve la restituiamo così com’era”. Ma non è quella di una volta, Betty Francis; è un doppione più scaltro e finalmente appagato, capace di flirtare con gli uomini non per cattiveria, ma per coinvolgere il marito in giochi erotici tutto sommato innocenti. E anche quando lo tradirà con l’ex, lo farà a cuor leggero, dimenticando tutto un secondo dopo, affidando alla Betty di una volta l’onere del peccato (“Ti senti in colpa?” “No. Questo è successo molto tempo fa”).
Il tema del doppio pervade ogni dettaglio di “The Better Half“. Megan è in difficoltà sul set della sua soap opera perché ora interpreta due personaggi, le sorelle gemelle Corinne e Colette, e la produzione la critica perché nessuno riesce a distinguerle; questo il sottotesto fornitole dallo sceneggiatore Mel: “Sono le due metà di una stessa persona e vogliono le stesse cose, ma cercano di conquistarle in modi diversi” (Ted e Don?). Nei panni di Corinne, Megan indossa una parrucca bionda che richiama il colore dei capelli di Betty e Anna Draper. L’argomento su cui si dibatte all’inizio dell’episodio è la differenza tra burro e margarina, ingredienti all’apparenza quasi identici eppure diversi in sostanza (Ted e Don?). Roger sente la mancanza del suo figlio segreto, il bambino di Joan, e allora ne trova un surrogato nel proprio nipotino. L’operazione ha un esito catastrofico a causa del suo dichiarato tentativo di replicare le gesta di Don portando l’infante al cinema a vedere Il pianeta delle scimmie, provocandogli uno spavento enorme (nelle parole della figlia Margaret “ha così paura del pelo che probabilmente dovremo dare via il cane”). Bobby va in campeggio dove diventa “Bobby 5”, e Betty dice che il figlio le ricorda molto il proprio padre (“Così prepotente”, aggiunge accigliata). Pete, preoccupato per il proprio futuro, segue il consiglio di Harry e si rivolge a Duck Phillips, ora “cacciatore di teste”, che in un colloquio al buio dell’appartamento di Pete gli dice: “Io ero te”, consigliandogli di risolvere i suoi problemi familiari.
La sottotrama più tendente al faceto è quella che, senza preavviso, ci rivela che fine avevano fatto Joan Harris e Bob Benson nel precedente “The Crash“. Ritroviamo Bob a casa di Joan con indosso il più imbarazzante paio di shorts che la mente dei costumisti potesse concepire, mentre i due sono intenti a fare le valigie per una gita al mare. Saranno interrotti da Roger che, seguendo il filo dei temi della puntata, si mostrerà geloso. Il ruolo di Bob è sempre lo stesso, quello di essere (troppo) gentile; nello specifico, si incaricherà di risolvere i drammi di Pete proponendogli un infermiere per la madre. “È disponibile adesso solo perché ha rimesso in sesto mio padre”. Strano, perché il padre di Bob in teoria dovrebbe essere morto, almeno stando a quanto Bob stesso dice a Ken nella prémiere. Inutile dire che tutte le azioni di Bob sono misteriose e innescano sospetti. Chi sarà il suo doppio? L’impiegato licenziato al posto suo in “Man with a Plan” o qualcuno di più importante? O sarà l’unico personaggio a non essere mai sdoppiato? E, in ogni caso, perché?
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