The Walking Dead 3×01 – 3×08: la recensione
Domenica 2 dicembre è andato in onda negli States il mid-season finale di The Walking Dead (Made to Suffer – Fatti per soffrire, diretto da Bill Gierhart), che entra nella consueta “pausa invernale”: bisogna attendere il 10 febbraio 2013 per l’avvio degli altri otto episodi, che concluderanno la terza stagione.
La serie è in crescendo dalla seconda stagione, lo abbiamo già scritto nelle nostre Istruzioni per l’uso (Clicca QUI per leggere il post). E questa terza stagione tenta, episodio dopo episodio, di sviluppare un intreccio a tratti “epico”, che svela angosce e paure dei personaggi e racconta ormai non più una semplice storia di zombie, bensì quello che è l’intento principale del fumetto che fornisce il soggetto al racconto: come sopravvivere e ricominciare a vivere in un mondo popolato da walkers, in cui non esistono ormai più né regole né leggi, né buoni né cattivi, né moralità né immoralità, i ruoli spesso si capovolgono, i bambini crescono troppo in fretta, la giustizia e la civiltà sono solo un ricordo, violenze e torture, fisiche e psicologiche, sono sempre più esplicite, e la morte è realtà quotidiana.
La terza stagione si apre con Seed (Casa dolce casa, diretto da Ernest R. Dickerson, dietro la macchina da presa anche in altri cinque episodi della serie), e la sequenza d’apertura è cinema autoriale: i personaggi non parlano, entrano in una casa, una serie di campi medi sugli uomini in fuga, stanchi, sporchi, sudati, escono dalla casa, sicuri in ogni gesto, si muovono come soldati, forti di un’esperienza che nel tempo li ha resi delle macchine pronte a uccidere, e il cui unico scopo è sopravvivere. Sono passati sette mesi, e il gruppo di superstiti trova un nuovo rifugio: una prigione (già anticipata, con un campo totale, nell’ultima inquadratura del finale della seconda stagione), che viene metodicamente svuotata da ogni presenza ostile, “viva o morta” che sia.
Due linee narrative principali guidano questi primi otto episodi: da un lato le vicende del noto gruppo, gestito da Rick (esce di scena nel quarto episodio, Killer Within – Dentro e fuori, T-Dog, ed entrano a far parte del gruppo altri due ex detenuti, Axel e Oscar), che prende possesso del carcere; dall’altro troviamo la coppia formata da Andrea e Michonne, che vengono accolte nell’apparentemente sicura e ben fortificata cittadina di Woodbury, dove un machiavellico e ambiguo “Governatore”, cerca di ristabilire l’ordine e fondare una nuova società, in quello che a prima vista sembra essere un angolo di Paradiso in mezzo all’Inferno. Se Andrea è affascinata dal “nuovo mondo” e diventa addirittura intima del Governatore, Michonne ne è tutt’altro che ammaliata e preferisce allontanarsi dal paese, finendo per unirsi al gruppo di Rick.
Un atteso ritorno e una tragica morte segnano inoltre la terza stagione: riappare in Walk with Me (Benvenuti a Woodbury), latitante e mutilato dall’episodio 1×02, Merle, fratello di Daryl, e perde la vita, sacrificandosi per far nascere la figlia, con un improvvisato taglio cesareo, Lori, la moglie di Rick (nel commovente Killer Within).
Say the Word (Basta una parola) si apre con un’altra straziante rivelazione: il Governatore ha una figlia, Penny, divenuta zombie, che l’uomo tiene al sicuro, legata e segregata, coccolandola come una bambola d’oltretomba, nella speranza di trovare una cura contro la pandemia mortale e lasciando lo spettatore con la sensazione ancor più certa che Bene e Male si mescolino perfettamente nella figura del leader improvvisato.
Tutta la stagione è un climax ascendente: si respira dall’inizio alla fine una tensione che inevitabilmente finisce per esplodere nell’ultimo episodio, con lo scontro tra il gruppo di Rick e gli uomini del Governatore; scontro che porta alla morte di Penny (forse un po’ frettolosa, certamente il personaggio avrebbe meritato maggiore approfondimento), al faccia a faccia tra Andrea e Michonne (la cui feroce rabbia e costante diffidenza nei confronti del prossimo continuano a rimanere inspiegate), alla liberazione di Maggie e Glen, ostaggi, anzi “prede”, da tre episodi, e alla cattura di Daryl.
Infine, la consueta chiusura in cliffangher, con i due “cattivi” fratelli di nuovo insieme, al centro di un’arena che sta valutando la loro condanna a morte per tradimento: verrebbe da ipotizzare che Caino ucciderà Abele, ma, in un mondo in cui Bene e Male si confondono sempre più e in cui regna il caos, è futile ragionare per stereotipi, e quasi impossibile fare predizioni su quello che ci aspetta a febbraio…
Scritto da Luca Pasquale.
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