Sin dal titolo, Io e Te è l’emblema assoluto della dualità dialettica: la sinergia del romanzo di Niccolò Ammaniti e della macchina da presa di Bernardo Bertolucci prende vita attraverso le ottime interpretazioni degli esordienti Iacopo Olmo Antinori e Tea Falco, mettendo in scena l’incontro-scontro tra due esistenze solipsistiche che si riscoprono e si ridefiniscono proprio attraverso l’alterità negata. Lorenzo, figlio quattordicenne di buona famiglia, ha da tempo avviato un processo di rimozione del mondo esterno, che si esplicita nella musica, che lo assorbe prepotentemente e costantemente attraverso le cuffie.

Cosciente della preoccupazione che il suo rifiuto scatena nei genitori, Lorenzo si destreggia tra inutili sedute di psicoterapia e concitate telefonate origliate di nascosto. Per lui la libertà non si trova “là fuori”, ma nel suo piccolo mondo personale, che ha come correlativo oggettivo la cantina di casa, in cui nessuno mette piede da tempo. Fingendo di partire per la settimana bianca con i compagni, il ragazzo si rifugia quindi nel ventre sotterraneo del bel palazzo romano, armato di fumetti, libri, computer portatile e provviste organizzate con precisione maniacale: sette unità di ciascuna tipologia di cibo o bevande, perché sette sono i giorni da passare nello scantinato.

Fra vecchi mobili e curiosi abiti vintage, appartenuti alla precedente proprietaria dell’appartamento, l’altisonante Contessa Nunziante, Lorenzo trova la propria dimensione ideale, alla quale si sottrae soltanto per i pochi momenti necessari a rassicurare telefonicamente la famiglia, che lo crede in mezzo alle nevi montane. Finché, a stravolgere la sua confortante quotidianità rituale, non irrompe la sorellastra Olivia, sicilianissima figlia della prima moglie del padre, che non vede Lorenzo da anni e che cerca rifugio non tanto dal mondo esterno, quanto da quello illusorio e allucinato che si è costruita con un’overdose di eroina e di vita stessa. La sua violenta crisi d’astinenza costringe Lorenzo a vincere la reticenza iniziale, aiutando la sorellastra e facendo contemporaneamente un passo (reale e metaforico) fuori dal suo mondo sotterraneo.

A quasi dieci anni da The Dreamers (2003), Bertolucci torna a riflettere sui giovani con uno sguardo acuto e un sapiente gioco registico, in cui le riprese dal basso verso l’alto dei palazzoni soleggiati del mondo esterno si contrappongono alla dimensione angusta della cantina, caotica e cupa, ma al tempo stesso familiare e rassicurante. Anche la gestione degli spazi interni rispecchia la fertile dialettica tra unità e dualità, che non fa certo rimpiangere l’assenza del 3D previsto inizialmente: l’arrivo di Olivia costringe Lorenzo a delimitare le rispettive “aree di manovra”, con confini che, però, si fanno sempre più labili, man mano che crescono il legame e la complicità fra i due ragazzi. L’ottima fotografia di Fabio Cianchetti evidenzia le contrapposizioni spaziali e di volta in volta si adatta magistralmente alle atmosfere fiabesche e a quelle più spasmodiche e toccanti.

In questa cornice perfettamente orchestrata, i due protagonisti si muovono con estrema naturalezza: il giovanissimo Iacopo Olmo Antinori metabolizza e traduce fedelmente le idiosincrasie e il disagio del Lorenzo di Ammaniti, mentre Tea Falco si rivela anche ottima attrice (oltre che apprezzata fotografa e videomaker), riuscendo a mostrare insieme i due volti di giovane donna forte e agguerrita e di fragile ragazzina tossicodipendente e sola. La poliedricità dell’attrice emerge già con irruenza nella pregnante scena in cui Olivia si toglie il berretto, rivelando un’enorme cascata di capelli biondi, vestigia di una bellezza che ancora cerca di far capolino sotto la maschera distorta dalla droga. Sarà proprio la sua fisicità, dilaniata ma tenace, a costringere Lorenzo ad allontanarsi dalla propria astrazione (ma con risvolti delicati, lontani da ciò che ci si potrebbe aspettare da Bertolucci). Le due solitudini confluiscono in una struggente sequenza incorniciata dal brano “Ragazzo Solo, Ragazza Sola”, versione di Mogol della celebre “Space Oddity” di David Bowie, che finalmente offre la catarsi della rabbia musicale espressa dal rock amato da Lorenzo.

Nel complesso, la pellicola risulta estremamente fedele alle atmosfere del libro, nonostante la trama diverga in alcuni momenti significativi (per scoprire i quali si consiglia la lettura del romanzo, tanto agile quanto coinvolgente). Il film è stato accolto con una standing ovation di dieci minuti al Festival di Cannes 2012, dov’è stato presentato fuori concorso; l’anteprima italiana del Medica Palace di Bologna (14 giugno) ne ha confermato il successo. L’uscita nelle sale nazionali è prevista per il 25 ottobre 2012.

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Barbara N.Chiara C.Edoardo P.Giacomo B.Giusy P.
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