The Big Bang Theory – Stagione 5: la recensione
The Big Bang Theory, quinta stagione o Dello scontro tra irriducibili fanboys e ex entusiasti arrabbiati. Ed entrambi hanno (un po’ di) ragione.
Perché la quinta stagione di TBBT non è un cattivo prodotto, né segna un calo così drammatico nell’andamento della serie come osservato da molti. Piuttosto, rivela i difetti e le carenze strutturali della serie stessa, che hanno reso inevitabile, dopo quattro stagioni, una certa stagnazione o il ricorrere ad espedienti poco convincenti. Il tutto aggravato da qualche puntata decisamente “sbagliata”. Ma andiamo con ordine.
Continua la relazione a distanza tra Leonard e la sorella di Raj, rapporto che si incrina quando Leonard conosce una ragazza, Alice, al negozio di fumetti, e comincia a frequentarla (The Good Guy Fluctuation). Il tradimento, appena abbozzato, viene confessato in videochat ad una Priya particolarmente comprensiva, perché a sua volta in aria di revival con l’ex fidanzato. I due decidono quindi di lasciarsi e Leonard, dopo varie meditazioni (The Recombination Hypothesis), decide di riprovarci con Penny, impostando il nuovo rapporto in modo più schietto e paritario.
Sviluppi imprevisti nel rapporto sui generis tra Sheldon e Amy: dopo un tentato approccio del povero Stuart nei confronti della ragazza, Sheldon opta per un’intensificazione moderata del rapporto che ne garantisca l’esclusività, accordo sottoscritto da entrambi mediante un apposito contratto tra fidanzati (The Flaming Spittoon Acquisition). Altra evoluzione nella trama orizzontale la riappacificazione con l’acerrimo nemico Will Wheaton.
Ma i cambiamenti più rilevanti riguardano Howard, alle prese con il matrimonio imminente con Bernadette, con l’agognato e temuto lancio spaziale, con le ingerenze della madre urlatrice e del burbero padre della sposa. L’amico Raj, di fronte al suo progressivo allontanamento, vive esperienze relazionali tra le più disparate: prima Penny (The Skank Reflex Analysis), poi Siri, l’assistente vocale del suo cellulare (The Beta Test Initiation), poi Emily, una scaltra ragazza sorda (The Wiggly Finger Catalyst) e Lakshmi, una ragazza omosessuale in cerca di un matrimonio di copertura (The Transporter Malfunction).
Che ne è quindi di questa V stagione? TBBT non fa più ridere? I personaggi vengono stravolti? Questa nuove fidanzate proprio non piacciono?
Credo che il problema stia tutto nelle premesse: The Big Bang Theory è una serie che ha basato tutto il suo appeal su certa comicità geek oltre che sulla potenza del personaggio Sheldon Cooper. E sul lungo termine questi elementi rivelano la loro fragilità. La semplicissima idea di base – il confronto tra quattro nerd e una ruspante ragazza del Nebraska – non può, infatti, reggere la storia all’infinito, e la necessità di introdurre nuovi personaggi e nuove storylines è, prima o poi, inevitabile. Allo stesso modo, l’estrema semplicità delle sceneggiature (ogni puntata potrebbe essere riassunta con: A incontra B e succede X. Punto.) toglie la possibilità di creare intrecci complessi che diano più movimento e spessore alla storia. Persino l’umorismo geek, elemento distintivo della serie, comincia ad annoiare per mancanza di spunti complessi. Basti pensare a una serie tv come Community, che nell’ultima stagione ha proposto un INTERO episodio in 8 bit (!), per rendersi conto di come le battute su Star Wars, Star Trek, Dungeons & Dragons etc. siano una variante regressiva rispetto alle potenzialità del mezzo.
Fatte queste osservazioni, crediamo comunque che la quinta stagione di TBBT abbia avuto i suoi punti di forza e che vadano sottolineati. Innanzitutto la crescita del personaggio Raj, ingiustamente sottovalutato fino ad ora: ne esce una figura sfumata, protagonista dei momenti più garbatamente divertenti (la passione per Sandra Bullock, per i best-seller strappalacrime, i trucchi in cucina etc.) e di quelli più teneri della serie.
Da antologia alcune puntate con Sheldon protagonista come The Ornithophobia Diffusion o trovate geniali come il corso di vessillologia “Fun with Flags”. Divertente anche il percorso del piccolo astronauta Howard, prima al faticoso addestramento, poi in cerca di un nomignolo accattivante (alla fine sarà il ben poco accattivante Fruit Loops) e, al momento del lancio, nel poco rassicurante shuttle Made in Russia.
La caratterizzazione delle donne ne soffre un po’, ma anche questa è naturale conseguenza delle caratteristiche di base della serie: Penny, venendo meno il gruppo di nerd soli e imbranati, stenta a ritrovare un suo posto nella storia e rimane quasi sempre in secondo piano; Bernadette, invece, ha ormai una sua fisionomia specifica, quasi alter-ego della madre di Howie, con un carattere tutto pepe sotto la scorza di dolcezza e leziosità; e la povera Amy, infine, il personaggio sottoposto al maggior numero di critiche, perché partner dell’intoccabile Sheldon e perché figura non sempre coerente e dall’evoluzione un po’ discontinua. E quella mano che si allunga sulla sua nell’ultima puntata della serie… Mille scenari si aprano in attesa in una prossima, controversa stagione.
Scritto da Barbara Nazzari.