C’era una volta…Il Sundance: “Guida per riconoscere i tuoi santi”
Queens, New York, estate 1986: l’ultima che Dito trascorrerà nel quartiere prima di lasciare tutto e partire per Los Angeles. Il Queens è a due passi da Manhattan, eppure sembra lontano anni luce, è una periferia estrema posta al centro della metropoli dove portoricani, italiani e greci sono stati stipati insieme quasi come a volerli nascondere agli occhi dell’altra città, quella ricca e perbene. Qui Dito, poco più che adolescente, vive con i suoi genitori e trascorre le giornate con gli amici sperando di andar via presto. Saranno, infine, gli eventi di quell’estate dell”86 a portarlo lontano da lì, a Los Angeles, dove diventerà uno scrittore di successo. Dopo anni di lontananza, Dito sarà costretto a tornare nei luoghi della sua infanzia e a ripercorrere i drammatici avvenimenti che, nel corso di quella calda estate, cambiarono definitivamente il corso della sua vita.
Tratto dall’ omonimo romanzo, Guida per riconoscere i tuoi santi è l’opera prima del regista e scrittore Dito Montiel: il regista si racconta, attraverso la storia del protagonista, in un film autobiografico che ha tutta l’aria di essere un esercizio di catarsi in grande stile. Se è scontato che un’autobiografia racconti una storia vera, non è altrettanto scontato che verità così personali possano essere trasportate sul grande schermo in un modo così crudo: è questa la netta impressione che si ha guardando il film perché Montiel, nel raccontare quella che a tratti appare come una confessione (anche se una confessione che non prevede colpevoli), lo fa senza apporre filtri o mediazioni di alcun genere e il film si presenta come il documento inconfutabile di uno stralcio di vita descritta senza sconti o censure ma neanche inutili giri di parole.
Se il film ha questo sapore, è perché il regista è stato abile nel presentarci Guida per riconoscere i tuoi santi non solo come la sua vera storia, ma come la più vera delle sue possibili versioni. Quest’abilità l’ha dimostrata sin dalle prime inquadrature, quando è riuscito a presentarci, con pochi tratti salienti, il protagonista, Dito (Robert Downey jr.), assicurando subito il legame tra il personaggio e il suo autore attraverso semplici, ma concretissimi, riferimenti biografici: Dito Montiel, originario del Queens e autore di un romanzo di successo (Guida per riconoscere i tuoi santi, appunto) che presto diventerà un film.
Se le primissime scene hanno tutta l’aria di una dichiarazione d’intenti, le riprese successive, a tratti vagamente documentaristiche, confermano la volontà iniziale del film e così il racconto segue il filo dei ricordi di una vita segnata da scelte difficili e avvenimenti drammatici, ma nel farlo non indugia mai in giudizi a posteriori o in sensi di colpa, conservando, semmai, solo un vago senso di tristezza.
Scritto da Rossella Carpiniello.
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