Veglione di Capodanno: 3 serie per tutte le famiglie
La maratona streaming di Cinema Errante per un ultimo dell'anno inclusivo
In attesa del commiato più desiderato di sempre, Cinema Errante propone 3 serie inclusive adatte a tutte le famiglie. Catapultiamoci nel 2021 con tre show spensierati e di buon augurio, disponibili in streaming su Disney+, Netflix e altri canali: The Mandalorian, Schitt’s Creek e The Umbrella Academy. E giusto per essere certi di non iniziare l’anno con una delusione, abbiamo inserito anche due film da cui scappare a gambe levate la notte di Capodanno: Happiest Season e The Prom. Voliamo quindi oltre i confini domestici del Veglione 2020 e iniziamo a festeggiare l’arrivo del 2021 partendo da una galassia lontana lontana…
The Mandalorian – Stagione 2
In quanti si saranno chiesti cosa desiderare di più? Otto episodi fantastici, dalle regie e dal cast impeccabili, ricchi di atmosfere e momenti mozzafiato, capaci di unire l’universo di Star Wars con risultati talmente appaganti da rendere The Mandalorian la miglior espansione del franchise da tanto, tanto tempo.
Vecchi e nuovi personaggi interagiscono in maniera estremamente coerente e funzionale, mentre Mando e “Baby Yoda” portano avanti uno dei rapporti più toccanti mai raccontati. Il loro legame padre-figlio sembra nato dalle tavole di Jeffrey Brown (autore della serie di libri “Darth Vader & Son“), ed è il fulcro di un ritratto di famiglia così vero e appassionato da essere il cuore pulsante dello show.
Per non parlare del finale di stagione, in grado di far emozionare fino alle lacrime anche il più composto dei fan. Cosa immaginare di più? [Giacomo Brotto]
Schitt’s Creek – La serie completa
In questo anno così impossibile, vi consigliamo di rifugiarvi a Schitt’s Creek insieme ai Rose. Ideato e scritto da Eugene e Dan Levy, che interpretano padre e figlio anche nella serie, questa piccola comedy è diventata in breve tempo un vero e proprio cult, fino alla storica vittoria di nove Emmy nell’ultima tornata di premi.
Se la prima volta che vediamo scendere i viziatissimi e ricchissimi Rose da un autobus davanti al motel di Schitt’s Creek, il paesino che li accoglie dopo che hanno perso tutto per colpa di una truffa finanziaria, l’empatia non è il primo sentimento ad affiorare, lentamente non si può che cominciare a fare il tifo per Johnny e sua moglie Moira (l’incredibile Catherine O’Hara, regina degli outfit e dei meme), David e la sorella Alexis (Annie Murphy). Passare del tempo a Schitt’s Creek è come andare in vacanza in un posto in cui tutti sono sciroccati e comunque gli si vuole solo bene, a partire dagli stralunati personaggi che affollano il paese, dal sindaco Roland alla proprietaria del motel Stevie al veterinario Ted, con i quali i Rose crescono e si evolvono adattandosi per la prima volta alla vita reale.
E non si può che ringraziare Dan Levy per aver creato all’interno di questo mondo parallelo un piccolo paradiso queer, grazie all’amorevole scrittura con cui costruisce la storia tra il personaggio pansessuale David (“I like the wine, not the label”) e il suo business partner Patrick (Noah Reid). Una storia d’amore piena di calore e senza drammi, come sarebbe giusto avere anche nella vita reale, ma per ora ci dobbiamo accontentare delle cittadine delle serie TV. [Lucia Tralli]
The Umbrella Academy
La seconda stagione della serie dedicata a una delle famiglie più disfunzionali degli ultimi anni conferma pienamente le basi poste dalla prima: i personaggi sono complessi, la narrazione ben connotata da ironia e giocosità anche nel raccontare rapporti problematici e posizionamenti segnati dalla differenza, e le emozioni che guidano le azioni sono articolate e profonde – anche grazie alle ottime interpretazioni del cast, incluso Elliot Page nel ruolo cardine di Vanya.
L’ambientazione negli anni Sessanta permette di ancorare ad alcuni eventi iconici l’esplosione delle possibilità aperte dalla rottura del tempo. La serie si muove quindi con grande divertimento fra possibilità di orientamento e senso del caos, improvvisi colpi di scena e ritorno alle convenzioni narrative, familiare e perturbante. [Ilaria De Pascalis]
Bonus film… da NON guardare!
Veglione di Capodanno: 3 serie per tutte le famiglie
Happiest Season
Il film doveva essere sulla carta la rivincita di tutte le persone LGBT+ nel vedere finalmente sullo schermo un pezzo di sé in un genere spesso molto amato e incredibilmente eteronormato. Invece ci troviamo davanti a una romcom lesbica sul gaslighting.
Il risultato è a dir poco deludente, non tanto – o non solo – come hanno sostenuto in moltə perché la storia si incentra sulla questione del coming out mentre noialtrə saremmo ormai prontə anche a vedere raccontate le nostre vite anche al di là di questo momento. Il problema del film è che cerca di trasformare in farsa e spunti comici (che, spoiler, non fanno ridere per niente) una situazione che ricorda più Get Out che Love, actually e trasforma il coming out nel re dei tropi della romcom: la corsa in aeroporto.
Se concordiamo appieno con chi dice che si lasciano correre fiumi di immagini mediocri prodotte da maschi etero-cis-bianchi e non si perdona mai niente ai film che tentano di offrire maggiore rappresentazione dietro e davanti alla telecamera alle soggettività minoritarizzate, non è proprio sopportabile che questa sia l’unica ragione per cui dovremmo tifare per un film che se fosse stato fatto da un regista maschio-etero-cis-bianco ne avremmo chiesto la testa su una picca per bruciarla l’ultimo dell’anno. [Lucia Tralli]
The Prom
Quale miglior modo di iniziare il 2021 se non con un brindisi di buon augurio? Festeggiare insieme al cast di The Prom è più che mai allettante, ma attenzione: dietro ai buoni propositi, i balli e le canzoni si nasconde uno dei film più deludenti dell’anno. Eppure il musical prodotto da Netflix aveva tutte le carte in regola: apprezzata piéce di Broadway e ora film con attori e attrici da capogiro e un regista come Ryan Murphy, uno degli autori che maggiormente ha contribuito a modificare correttamente la narrazione della comunità LGBT+ nell’industria dell’audiovisivo statunitense.
La storia prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto: il divieto a una studentessa di portare la sua ragazza al ballo della scuola. Peccato che il film si basi su una sceneggiatura esile senza la ben che minima intenzione di approfondire alcunché, invece di cercare quell’empatia di cui la vicenda avrebbe avuto bisogno. Il risultato è una serie di personaggi semplicemente abbozzati e spesso antipatici, ridotti a macchiette (su tutti il giustamente criticato James Corden, fermo a una recitazione corporale che riporta l’immaginario gay indietro di vent’anni) o comunque immobili dall’inizio alla fine, insieme a figure genitoriali fastidiosamente unilaterali, o totalmente contro i figli o pienamente inclusive e orgogliose. Una scrittura inconsistente che probabilmente non piacerà né alle persone LGBT+ né tantomeno farà cambiare idea agli spettatori meno inclusivi. Neanche i bravi Meryl Streep, Nicole Kidman e Andrew Rannell riescono a salvare la baracca.
Risulta quindi quasi inspiegabile come un narratore navigato e queer come Murphy possa aver partorito una rappresentazione così superficiale, tanto da far sembrare The Prom il frutto di un regista cis bendato e inconsapevole di altre soggettività. E se anche chi dovrebbe rappresentarci con cura si permette di buttare tutto in vacca, da chi altri dovremmo pretendere una puntuale rappresentazione delle nostre individualità? Questo Capodanno seguiamo il consiglio di Mariah Carey: non è per niente male, guardate Schitt’s Creek! [Giacomo Brotto]
That's not bleak,
Watch @SchittsCreek ! https://t.co/83BEEDhdwz— Mariah Carey (@MariahCarey) February 14, 2019