Festival di Roma 2012, la (nostra) verifica incerta
Festival di Roma, la manifestazione che voleva essere Festa, poi Festival e, infine, IL Festival, si prepara a chiudere la sua settima edizione. Del programma 2012 su Cinema Errante non c’è traccia. Ma facciamo un passo indietro.
Walter Veltroni si rivolge a Pippo Baudo: ‘San Remo è San Remo, ma noi faremo a marzo a Roma la festa della canzone italiana‘; questo è il testo della vignetta vincitrice della Coppa Codacons, “Ridateci i soldi”, a Venezia 63. A conferire il premio il compiaciuto direttore Marco Müller, nessuno può mettere Venezia in un angolo. E come dargli torto? I francesi mica fanno il Festival di Parigi, Cannes-non-si-tocca, ma un’altra kermesse, a soli 30 giorni di distanza da Venezia, in Italia si chiama Festa. Nessuno vuole rubare la merenda a Müller dicono, ma ci sono anche Gian Luigi Rondi e Piera Detassis, troppo italiani per presenziare alle feste. Nel 2008 la nuova amministrazione fa dietrofront, meglio la denominazione Festival, un cospicuo premio in denaro per strappare qualche film importante, e una struttura pressoché identica a Venezia. Il gioco di troni ha inizio, poco importa se il parco dell’auditorium è vuoto come un paesaggio western a mezzogiorno.
Roma: una città senza idee festivaliere da quando i suoi abitanti hanno scoperto il copia e incolla. Lucca Comics e il Telefilm Festival di Milano i danni del CTRL-C e CTRL-V capitolino li conoscono bene, meglio istituire a Roma qualcosa di più costoso, grosso e sfarzoso, manco fossimo a un matrimonio greco. Il budget lo permette e la legge del più forte si impara alle elementari. Non pervenuta, invece, la lezione sull’onestà intellettuale. Come il Roma Fiction Fest, quello delle fiction de Roma, non dei telefilm ammmeregani di Milano. Peccato che a Roma ci sia mezzo cast di Lost, ma non chiamatelo Telefilm Festival, loro hanno anche la fiction di “Nonno Mario” in cartellone.
Ma parlavamo di cinema. A fine 2011 Marco Müller lascia la direzione della Mostra del Cinema e, dopo l’abbandono di Rondi, gli sponsor politici Gianni Alemanno e Renata Polverini non perdono tempo: mettono la Detassis in panchina e chiamano l’ex direttore veneziano a Roma. Eccellente, pensiamo noi, è l’occasione perfetta per sabotare il Festival di Roma, buttarne i cocci sotto il tappeto e andare via fischiettando. Müller è il nostro vendicatore. E invece no: il neo direttore porta con sé amicizie orientali, ruba la sezione Controcampo italiano (Prospettive Italia per i capitolini), e alza il prezzo dei biglietti fino a 30 euro come se fossimo in Sala Grande (nostalgico Müller). La metamorfosi di Roma in Venezia è completa, Marco Müller è il nuovo Darth Vader. Prossima tappa: distruggere Alderaan. Spalleggiare la Mostra del Cinema non è più divertente, meglio sparare sulla croce rossa e prendersela con una manifestazione a basso budget come il Torino Film Festival. Ed ecco che Roma segue Torino per emulazione e punta tutto su opere prime o seconde. Ma entriamo nel dettaglio.
Per farlo ci affidiamo al comunicato stampa di Gianni Amelio, direttore del TFF.
La vexata quaestio (in cinese, zhengzhi weijue de wenti) si è chiusa: il festival del cinema di Roma si sposterà dalle tradizionali date di ottobre a novembre (apertura il 9, chiusura il 17), a soli sei giorni dall’inizio del Torino Film Festival (dal 23 novembre al 1 dicembre).
Quando Roma a febbraio aveva ventilato lo slittamento in avanti delle date, il Torino Film Festival si era allarmato, i sindaci delle rispettive città si erano parlati e avevano convenuto di mantenere, almeno per il 2012, “le bocce ferme”. E qui, al Torino Film Festival, abbiamo ufficializzato le date, aperto le iscrizioni, diramato gli inviti. Adesso, dopo due mesi di battibecchi e scontri tutti romani, di artata disponibilità e sotterranea noncuranza, si torna dritti indietro, al punto di partenza.
Dire che ci sentiamo presi in giro è un eufemismo, come dire che andremo alla guerra (con un budget di meno di 2 milioni di euro contro uno di circa 12 milioni di euro?). Diciamo solo che andiamo avanti, convinti che quello di Torino sia un festival per il quale vale la pena di lavorare, di scavare e di lottare, un festival che nel 2012 compie trent’anni e che, nel tempo, ha conservato un’identità unica nel panorama nazionale, con le sue scoperte, i suoi giovani, le sue retrospettive, i suoi autori eccentrici, le sue anteprime nazionali, europee, internazionali e, spesso, persino mondiali. Andiamo avanti, nelle date da tempo stabilite, perché sentiamo e abbiamo sempre sentito il calore del pubblico, degli autori e dei personaggi che si sono avvicendati in questa città e in questo festival. Se continuerete a farci sentire questo calore, sul web, sui giornali, sul nostro sito (www.torinofilmfest.org), nelle nostre sale quando sarà il momento, quello del 2012 sarà un bellissimo festival.
Insomma, una bischerata. Per rendere al meglio l’idea lasciamo che sia lo stesso Marco Müller a rispondere. Da Avvenire dell’11 ottobre:
Giacomo Vellati: Troppe opere prime o seconde nella sezione del cinema italiano (rubando oltrettutto il mestiere al Festival di Torino, specializzato in autori esordienti)?
Marco Müller: Sono i nuovi autori che hanno cercato noi, non il contrario. E poi Torino, ormai, è un festival generalista. (“Veramente il lancio di esordienti noi ce l’abbiamo per statuto”, ribatte pronto un esponente della rassegna Piemontese).
Festival generalis… pfff, le labbra della Kidman sono più oneste. L’obiettivo del Torino Film Festival è sempre stato quello di favorire il cinema sperimentale, nuovi linguaggi e registi esordienti, anche i completi alla coreana di Müller lo sanno. È palese che ci troviamo di fronte a un eccesso di mitomania. Gabriella Gallozzi su L’Unità del 24 ottobre definisce il Festival di Roma una manifestazione dall’identità incerta. Forse il problema della kermesse è proprio questo: manca di personalità. Ha copiato altri festival con la stessa disinvoltura con cui le bambine anni ’80 si divertivano a ricalcare i vestiti di Gira la Moda spacciandosi per Vivienne Westwood. Non bastano budget milionari e sostegni politici per fare un buon festival. E il pubblico lo sa. Dell’edizione 2012 rimangono le sale vuote e i biglietti invenduti (Il 15% in meno di biglietti comprati e il 30% in meno di incassi, scrive la Repubblica), un programma soporifero e, soprattutto, la convinzione di poter fare IL Festival senza un’idea distintiva. Del resto Gianni Amelio aveva avvertito Müller: “la differenza tra i festival la fanno gli spettatori”.
Ecco perché in redazione il Festival di Roma non interessa a nessuno. D’altronde, a chi piacciono i bulli? Attendiamo, invece, con ansia che il TFF ci sorprenda, con personalità, originalità e onestà intellettuale, come ogni festival dovrebbe fare. Sono le stesse qualità che vogliamo per Cinema Errante, siamo sicuri che apprezzerete.
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e con il 15% in più di accrediti stampa, non c’è rischio che nessuno ne parli. fa piacere distinguersi, complimenti giacomo.