Venezia 69. Outrage Beyond: la recensione
Outrage Beyond è il film con il quale Takeshi Kitano partecipa a Venezia 69, per l’ottava volta in Concorso. Regista e attore principale, Kitano ripercorre i territori dello yakuza-movie da lui già esplorati in numerose opere precedenti, proponendo al pubblico veneziano il sequel del controverso Outrage, presentato a Cannes nel 2010.
La vicenda riprende gli eventi narrati nel prototipo, che avevano portato all’affermazione, in seguito a sanguinose e machiavelliche guerre fra gang yakuza, del clan dei Sanno, guidato dal furbo boss Kato e dall’emergente Ishihara. Un poliziotto corrotto e ambizioso, intenzionato a smantellare la supremazia territoriale dei Sanno, cerca di mettere uno contro l’altro questi ultimi e il clan rivale degli Hanabishi, scatenando il desiderio di vendetta di Otomo, un ex yakuza in disarmo il cui intervento sembra essere determinante per le sorti del conflitto in corso.
I temi affrontati sono quelli classici del gangster-movie nipponico – il senso dell’onore, la lealtà verso il proprio clan, il compimento della vendetta come catarsi – ma il veterano Kitano dimostra, in questa occasione, di essere interessato a raccontare la storia piuttosto che a metterla in scena. Concentrandosi più sugli intrighi e le manovre diplomatiche nell’ambiente mafioso che sull’azione e le sparatorie (tutte concentrate nel finale), il regista dà vita a un sequel meno sanguinario del prototipo, più lento ma più interessante sul piano della sceneggiatura, vero punto forte di questo film. L’esecuzione degli omicidi, ripresi in tutta la loro violenza parossistica, rimanda comunque a un’idea di cinema dal forte impatto visivo, a volte gratuita e di maniera, tuttavia meno disturbante rispetto al solito; e testimonia anche un ritorno dell’autore alle proprie radici comiche, esplicate nella pellicola attraverso gli spunti grotteschi che caratterizzano alcune scene, in special modo quelle ambientate presso il campo da baseball.
Valido l’apporto del cast, con lo stesso Kitano, nel ruolo di Otomo, sempre più personaggio-icona di un cinema squisitamente giapponese: carismatico duro alla Toshiro Mifune, capace di prendere in giro il suo stereotipo ma, nel contempo, di emanare una tragicità epica da samurai moderno. Notevoli anche Hideo Nakano (Zebraman 2), nei panni di Kimura, leale braccio destro di Otomo, e Ryo Kase (visto in Occidente in Lettere da Iwo Jima), in quelli di Ishihara, viscido vice capo del clan Sanno.
In sintesi, Outrage Beyond rappresenta la quintessenza del cinema secondo Kitano, un autore unico nel suo genere, garanzia di qualità di un cinema orientale la cui importanza al Lido, dopo l’addio di Muller, sembrava essere messa in discussione. Niente di nuovo, ma con un certo stile.
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